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«Mentre loro, Conad e Fnpi, sono sinergici negli attacchi alla farmacia – afferma –, la nostra risposta è inconsistente o, come diciamo in Toscana, “pissera”, evanescente. La posizione tipica della categoria è quella dello struzzo, testa sotto la sabbia e podice a disposizione. Perché non rispondere agli attacchi con altrettanta forza? Non addurre le nostre ragioni, che non interessano a nessuno, ma fare qualcosa che faccia capire a questi “competitors” che venderemo cara la pelle». La proposta di Ceccarelli, parafrasando il noto detto, potrebbe essere riassunta con un “chi di concorrenza ferisce di concorrenza perisce”. Quindi, l’invito ai farmacisti a comprare una parafarmacia: «Dividiamola per 10 o 20 colleghi uniti in unico soggetto economico, immagino spese sostenibilissime». «Vediamole – continua Ceccarelli – come un investimento. E poi, se ci dovesse essere la liberalizzazione, avremmo occupato spazi, tutti insieme una volta tanto e non l’uno contro l’altro armati; spazi che altrimenti verranno occupati da altri prima che noi si sia capito cosa ci accade».
E l’offensiva non si limita alla Fnpi, ma ha come bersaglio anche la grande distribuzione, «che vive in un clima di assoluto protezionismo. Uniamoci, chiediamo ai Comuni licenze per far concorrenza anche a loro. Non dimentichiamoci che siamo tanti, se riusciamo a capire che si deve essere uniti. Altrimenti siamo nessuno, se rimaniamo disuniti». «Non è facile – ammette Ceccarelli –, ma possibile; il problema è: lo si vuol fare?». E per concludere, l’affondo contro il sindacato. «Se avessimo una Federfarma forte e autorevole – conclude il collega –, invece che autoreferenziale, sarebbe una passeggiata far passare il concetto che solo con l’unione di tutti è possibile la sopravvivenza. Sì, Federfarma lo dice, ma cosa fa in concreto? Convegni e belle dichiarazioni di intenti, e poi l’oblio».
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