«La mia idea è che si è creata una situazione in cui l’integratore, oggi, proprio perché si trova di fronte ad una grande disponibilità da parte delle persone ad acquistare, dovrebbe fare un salto di qualità. Ovvero recuperare quella che è la sua dignità». È con queste parole che Carlo Ranaudo, docente presso l’università di Salerno, commenta i dati diffusi dal Censis, in collaborazione con Federsalus, in merito all’uso degli integratori in Italia. «La realtà – prosegue il professore – è che in un certo qual modo si è voluto scimmiottare un po’ il farmaco. La stessa parola “nutraceutica” si presta a varie interpretazioni, benché la normativa di riferimento rimanga quella degli alimenti. Tuttavia, è vero che l’integratore rimane inquadrato in un percorso salutistico più ampio rispetto a quello del farmaco. Ed è proprio questo che dovrebbe essere il punto di forza degli integratori. Sappiamo che essi contengono un concentrato di principi attivi riconosciuti, non in concorrenza con i medicinali. In altre parole, se al bisogno di cure da parte della popolazione risponde giustamente il farmaco, l’integratore può rappresentare un elemento fondamentale nella fase di prevenzione primaria o di gestione del fattore di rischio. Una risposta, dunque, a chi vuole evitare di ammalarsi».

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È per questo che secondo Ranaudo l’integratore dovrebbe puntare sulla sua stessa essenza: «Esso ha al suo interno la “dignità” sufficiente per rappresentare una realtà: può cioè ricoprire un ruolo nel percorso salutistico. Ciò, beninteso, non significa che il farmaco sia superato nella farmacia: al contrario, la farmacia è il “luogo della salute”, e finché sarà così il farmaco rimarrà centrale. Chi va in farmacia lo fa perché identifica essa come il posto dove curare il bene primario, ovvero la salute. Ma in questo senso anche la prevenzione, ad esempio, ha la sua importanza. In questo senso, quello che le farmacie devono garantire è un’offerta globale. È in questo senso che non c’è a mio avviso alcuna contrapposizione tra farmaco e integratore». Ranaudo sottolinea poi come il ruolo del farmacista possa risultare sempre più importante in tale contesto: «Quando parliamo di integratori dobbiamo concentrarci sulla necessità di far sì che essi siano di qualità. E chi meglio del farmacista può verificarla? È lui il più competente in materia, il più tecnico. Ed è lui che, a contatto con i pazienti, può fornire loro una risposta “globale”».

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