In occasione della Giornata mondiale del sonno che si celebra il 15 marzo di ogni anno, la Società italiana di diabetologia ha acceso i riflettori sull’importanza della relazione tra un sonno di giusta durata e qualità e il rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Lo ricorda uno studio apparso su Nutrition & Diabetes che ha esaminato i dati di 41mila persone del database Nanhes, selezionando le informazioni su tempo, frequenza e qualità del cibo consumato in orari notturni. Obiettivo: determinare se mangiare di notte si associa a diabete e mortalità.

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Strategia per contrastare i rischi dell’alimentazione notturna

Angelo Avogaro, Presidente Sid, ha ricordato che «il momento in cui vengono consumati i pasti è più importante di quanto si pensi consumare pasti notturni ad alto carico energetico espone a rischi maggiori. Quindi la scelta degli alimenti è una strategia per contrastare i rischi dell’alimentazione notturna, sia essa per abitudine che per necessità professionali come avviene nei lavoratori notturni o turnisti».

L’impatto sul lavoro notturno

Avogaro ha evidenziato che «il lavoro notturno determina una alterazione di numerosi profili metabolici con aumento dei trigliceridi, diminuzione del colesterolo “buono”, iperglicemia e aumento dell’emoglobina glicata. Valori che tornano alla normalità quando si sospende la turnazione giorno/notte. In alcuni studi si è visto come i lavoratori notturni, a parità di calorie totali, tendano ad assumere cibi meno salutari e ultra-processati, come junk food che aumentano il rischio di obesità e diabete».

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