Nell’ambito del programma EquityRx, l’International pharmaceutical federation (Fip) ha raccolto una serie di articoli in cui i farmacisti raccontano equità e disuguaglianze osservate durante la propria attività nel primo anno di pandemia da Covid-19. Il programma della Federazione è stato lanciato nel 2019 con il tema “Inclusione per tutti, equità per tutti”, che è stata la pubblicazione inaugurale della “Fip Collection”. L’ultima edizione, intitolata “Disuguaglianze smascherate”, affronte le implicazioni portate dall’emergenza sanitaria che in vari ambiti ha accentuato le disparità. Negli articoli della serie 2020 i farmacisti fanno un resoconto personale di quanto hanno avuto modo di osservare: dal rischio più elevato di morbilità correlata a Covid-19 tra gli afroamericani rispetto ad altre etnie a come l’implementazione dei vaccini non sempre raggiunga le comunità vulnerabili.

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La farmacia che non lascia indietro nessuno

Il filo conduttore dei racconti dei farmacisti è l’impegno che questa professione assume e continua a portare avanti nel non lasciare indietro nessuno. Una politica di inclusione intesa a trecentosessanta gradi, che parte dall’adottare politiche di pari opportunità tra il personale della farmacia stessa fino ad assicurare un eguale livello di assistenza e accesso alle cure dei pazienti, per poi estendersi alla parità di progresso scientifico tra stati e aree geografiche. Tutti questi obiettivi si ritrovano anche in quella che oggi sembra essere la sfida più importante a livello globale: la distribuzione dei vaccini. Viene poi affrontata la parità di genere, con l’obiettivo di supportare il ruolo e la formazione della donna nell’ambito delle professioni farmaceutiche e scientifiche.

La funzione sociale del farmacista

Le storie personali di come i farmacisti hanno vissuto il primo anno della pandemia rivelano l’importante ruolo sociale che questi professionisti sono spesso chiamati a ricoprire. Un farmacista di Melbourne (Australia) racconta come, per via di vari focolai, alcuni edifici sono stati messi in quarantena ed è stato chiesto alle farmacie abitualmente frequentate dai residenti di questi caseggiati di provvedere a consegnare loro i medicinali necessari per non interrompere le terapie. Alcuni professionisti raccontano poi di come sono stati allertati nelle proprie città a cogliere, attraverso un’attenta osservazione, i casi di violenza domestica, notoriamente aumentati con l’emergenza sanitaria e le lunghe permanenze in casa. La stessa attenzione è stata rivolta dai farmacisti alle richieste di aiuto per casi di ansia e depressione. Si evidenzia così il crescente ruolo sociale del farmacista, in qualità di operatore sanitario in prima linea e con un contatto diretto con il pubblico, situazione che però, come emerso nella raccolta di articoli pubblicata dalla Fip, mette anche i professionisti a rischio di subire a loro volta episodi di abusi e violenza. E stando agli stessi racconti dei farmacisti, con la pandemia anche questi casi sono aumentati.

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