I fermenti lattici venduti in farmacia e quelli al supermercato sono tutti uguali? Le differenze, spesso fatte risaltare dai farmacisti al momento del consiglio, dei fermenti venduti nelle farmacie, rispetto a quelli venduti su uno scaffale della grande distribuzione, sono reali o solo presunte? A rispondere a queste domande aveva provato un articolo di Altroconsumo, associazione italiana di consumatori senza fini di lucro, con all’attivo oltre 396.000 soci, già in passato intervenuta su temi attinenti al mondo delle farmacie. Nello specifico, l’associazione aveva evidenziato che «non c’è differenza tra latti fermentati, integratori e farmaci: possono contenere gli stessi microrganismi e agli stessi dosaggi. Che si trovino in bottiglietta, in bustine o in capsule, non c’è differenza in termini di qualità o di efficacia». Pertanto, aveva sottolineato, «non conta neanche il canale di vendita: si tratta solo di una scelta di mercato del produttore».
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A controbattere l’analisi dell’associazione dei consumatori è Simonetta Molinaro, farmacista territoriale, secondo cui «i fermenti lattici sono tantissimi e non sono tutti uguali». In particolare, commenta la professionista, «ci sono patologie per le quali è meglio un certo ceppo di fermenti», così come «ci sono persone che assumono determinati farmaci ed alle quali non possono essere somministrati alcuni tipi di fermenti lattici». In più, evidenzia, «ci sono fermenti che vanno assunti a stomaco vuoto e altri per i quali è meglio avere lo stomaco pieno». E a queste si aggiungono altre categorie di utilizzatori. Da qui, la domanda della farmacista: «Perché sminuire o sottovalutare il consiglio che un professionista come il farmacista può dare ad un paziente?». In tale direzione opera la figura del farmacista territoriale, il quale «conosce le persone che gravitano nella propria farmacia, spesso ricorda meglio del paziente stesso le patologie di cui questi soffre, conosce i farmaci che assume, e pertanto in questo senso il suo consiglio è ancora più prezioso».
«Il tema dei fermenti lattici – spiega Molinaro – è un’occasione per ribadire il ruolo fondamentale del farmacista territoriale che in questo periodo storico viene attaccato da qualsiasi fronte. Le farmacie territoriali, soprattutto le rurali, sono destinate a scomparire. In aggiunta a ciò, c’è un altro problema, ovvero quello della distribuzione diretta, che pare non interessare nessuno, ma che invece provoca dei danni incredibili, depauperando le farmacie dei principali valori». Tra questi, evidenzia, «i nuovi farmaci in commercio, e quindi la mancata possibilità di esercitare la professione, il numero di persone via via inferiore che accede ai locali della farmacia». Molinaro chiarisce che «questa è un occasione per ribadire con forza quanto sia importante il ruolo del farmacista». In tale direzione, «il consiglio del farmacista è importante in ogni caso, anche se esiste il libero servizio, che consente ai clienti di poter prelevare direttamente prodotti dagli scaffali». Un ultimo esempio che cita la farmacista riguarda gli integratori e prodotti erboristici: «Sono del tutto naturali ma comunque hanno delle interazioni. Ne consegue che solo con l’aiuto del farmacista il paziente può essere supportato ed aiutato a prevenire eventuali problemi in tal senso».
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