Fornire informazioni sulla situazione delle farmacie in Sardegna, quante sono quelle totali e di queste quante le rurali al di sotto dei mille abitanti in sofferenza, ma anche possibili soluzioni per le farmacie in difficoltà. Sono le tematiche che Pasquale Sechi, responsabile delle farmacie rurali di Federfarma Oristano, ha illustrato a Mario Nieddu, assessore regionale alla sanità, lo scorso giugno, e che vale la pena di ripercorrere. Secondo quanto riferisce Sechi, «l’obiettivo è quello di rappresentare alla controparte regionale la situazione delle farmacie della Regione». Vale a dire 613 farmacie presenti sul territorio sardo di cui 264 rurali sussidiate e di queste 119 in centri con meno di mille abitanti. Numeri che se a primo impatto sembrano essere limitati rispetto a quelli della terraferma, consentono di offrire assistenza e copertura farmaceutica all’oltre milione e 600mila abitanti della Sardegna che possono contare sulla disponibilità pressoché incondizionata, garantita anche dagli orari di apertura diurna e dalla guardia notturna.

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«Oltre al servizio quotidiano – evidenzia Sechi all’assessore-, in orario normale, i farmacisti svolgono anche il servizio di guardia farmaceutica diurna, notturna e festiva, pagata a prestazione dal Ssn per le chiamate notturne e diurne (queste ultime solo per i rurali). Ma il farmacista è di servizio per tutta la notte e tutto il giorno e risponde prontamente alla chiamata. Molto spesso il farmacista rurale non ha dipendenti collaboratori e, quando li ha, tale servizio di guardia farmaceutica è pagato a loro, dai titolari, ad impegno orario con tariffa diurna, notturna o festiva. Bisognerà rivedere tante cose se si vuole veramente mantenere un servizio di tale importanza e conservarne intatta l’efficacia». In aggiunta a quanto presentato, Sechi spiega a FarmaciaVirtuale.it la sua visione sul concetto di ruralità: «Bisogna ripristinare il criterio fondamentale della definizione dei rurali. Basta con la storia dei fatturati. Il farmacista rurale è rurale fino a 3.000 abitanti e vuol dire che è un professionista che ha bisogno di aiuto». In tal senso, una possibile soluzione alla problematica potrebbe essere quella che «l’1,50% di sconto venisse concesso a tutti i farmacisti rurali sussidiati fino a 3mila abitanti. Se non è 1,50% potrebbe essere 2%, facendo una scaletta fino a 1500 non pagano niente, ed oltre pagano l’1,50 % e risparmierebbero tutti».

Cifre che, secondo il dirigente, garantirebbero un’operazione a costo zero per l’amministrazione regionale a sostegno dei farmacisti e che, al tempo stesso, concederebbero una boccata di ossigeno a coloro alle prese con la riduzione del flusso di cassa ordinario, ovvero alla ricerca di liquidità per sostenere le spese di elettricità, telefono e servizi, ma anche per pagare lo stipendio di un dipendente. «Sono piccole cose – conclude Sechi – che però darebbero un pò di ossigeno ai farmacisti che ogni giorno si vedono ridotti i loro introiti, anche per via della contrazione degli andamenti del Ssn. In questo momento sono queste le cose a cui pensare. Dobbiamo mettere in campo le nostre peculiarità ed in cambio chiediamo qualcosa al Ssn».

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