L’introduzione della figura del farmacista prescrittore in Italia è talvolta oggetto di dibattito nell’ambito della salute. In molti paesi europei e nel mondo, i farmacisti sono già autorizzati a prescrivere o modificare terapie, con modalità diversificate a seconda della nazione. In Italia, attualmente solo i medici chirurghi e i veterinari possono prescrivere farmaci. L’estensione di tale competenza ai farmacisti sarebbe importante, considerando le sfide che il Servizio sanitario nazionale sta affrontando riguardo alla carenza di personale sanitario. Gli orientamenti all’istituzione di una figura di farmacista prescrittore è stata presa in esame nello studio “Pharmacist prescriber in Italy and possible changes to current legislation: survey of attitudes among pharmacists, family doctors and users”, portato avanti da diversi ricercatori – Francesca Baratta, autrice principale dello studio, Irene Pignata, Lorenzo Ravetto Enri, e Paola Brusa –, e pubblicato il 7 febbraio 2025.

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Metodologia d’indagine e caratteristiche dei partecipanti

Per valutare le opinioni dei principali attori coinvolti, è stata condotta un’indagine esplorativa con interviste a farmacisti, utenti e medici di medicina generale in Piemonte. Sono stati intervistati 234 farmacisti, 926 utenti e 9 medici di famiglia, usando questionari specifici per ciascuna categoria. I farmacisti intervistati erano per lo più donne (67,52%) tra 31 e 65 anni, equamente suddivisi tra titolari e collaboratori. Gli utenti erano in maggioranza donne (60%), con età media di poco più di 58 anni, lavoratori o pensionati. Il campione dei medici di base, seppur esiguo, ha evidenziato alcune posizioni rappresentative.

Posizioni di farmacisti, utenti e medici di base.

Dalla ricerca è emerso che l’83,33% dei farmacisti sarebbe favorevole all’introduzione della figura di farmacista prescrittore in Italia. Come condizioni essenziali, i farmacisti richiedono maggiori tutele legali (45,3%), ulteriore formazione (38,89%), oltre a un’adeguata remunerazione (12,82%). Il 74,36% ha ritenuto che il farmacista dovrebbe poter prescrivere per rispondere tempestivamente a patologie o disturbi minori, il 68,38% per prevenire l’automedicazione inappropriata dei pazienti. Oltre tre quarti dei farmacisti hanno considerato la possibilità di fare prescrizioni un vantaggio per il pubblico per via della maggiore accessibilità delle farmacie. La quasi totalità collaborerebbe con i medici di base nella creazione di team di gestione clinica. Il 72,65% si sentirebbe a proprio agio nel prescrivere terapie già avviate e autorizzate dal medico.

Il feedback degli utenti finali e dei medici (scettici)

Tra gli utenti, il 97,3% si fiderebbe di un farmacista prescrittore e oltre il 90% lo considera un vantaggio in termini di comodità. L’età più avanzata sembra associata a un atteggiamento più favorevole. I medici di base appaiono più scettici: nessuno accetterebbe che i farmacisti prescrivano tutte le classi di farmaci, mentre solo uno si oppone alla prescrizione di terapie già in corso. Secondo i medici, i farmacisti dovrebbero poter prescrivere per facilitare i pazienti cronici, garantendo continuità prescrittiva per terapie esistenti, operando secondo specifici protocolli. Tutti i medici intervistati collaborerebbero coi farmacisti in team di gestione clinica.

Ostacoli e prospettive future

Lo studio ha messo in luce, dunque, come farmacisti e utenti siano tendenzialmente favorevoli all’introduzione del farmacista prescrittore in Italia. Molti ostacoli restano da superare, ma sulla base delle esperienze già sperimentate in altri paesi europei e nel mondo, si può ipotizzare un percorso che porti all’introduzione della figura anche in Italia. Secondo gli studiosi, per raggiungere tale obiettivo saranno necessarie modifiche normative, partendo dal Testo unico delle leggi sanitarie (Tuls) che risale agli anni ’30 e prevede il medico come unica figura autorizzata a prescrivere. Serviranno tutele legali per i farmacisti, come l’estensione dell’assicurazione professionale, e un sistema di remunerazione adeguato per incentivare il servizio. Andranno poi definite linee guida per prevenire conflitti d’interesse tra prescrizione e dispensazione. Infine, non si può sottovalutare l’importanza di adeguare i corsi universitari e garantire formazione continua ai farmacisti su questo aspetto. La proposta più percorribile a breve termine potrebbe essere il rinnovo o la revisione di terapie già prescritte da medici o ospedali, come avvenuto in altre nazioni. Si rimanda allo studio integrale pubblicato online.

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