
Il decimo rapporto dell’Osservatorio Egualia-Nomisma ha palesato una situazione critica per il settore dei farmaci equivalenti in Italia. Il comparto, considerato un presidio di salute pubblica fondamentale per le terapie croniche, sta affrontando una pressione economica crescente. L’analisi ha confermato la vitalità del settore, composto da 102 imprese che impiegano 10.900 addetti, con un valore della produzione di 6,4 miliardi di euro e un contributo di 1,6 miliardi di euro di valore aggiunto diretto. Nonostante tale rilevanza, la redditività è minacciata da un incremento dei costi di produzione registrato tra il 2019 e il 2023, che ha intaccato i margini operativi in un contesto di prezzi regolati e statici. La situazione è stata ulteriormente complicata dal fenomeno delle concentrazione delle forniture, dove una percentuale importante di medicinali equivalenti critici dipende da un numero esiguo di produttori.
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Dipendenza dall’estero e distorsioni di mercato
La presentazione del rapporto, affidata a Lucio Poma, capo economista di Nomisma, ha approfondito la vulnerabilità della filiera produttiva europea. I dati hanno indicato una forte dipendenza dalle importazioni per i principi attivi, gli intermedi e le materie prime regolamentate. L’architettura produttiva incrementa il rischio di interruzioni nell’approvvigionamento. Nel Report è emersa l’urgenza di una politica industriale europea per i farmaci critici, la cui sostenibilità è compromessa dal divario tra l’andamento dei loro prezzi e l’inflazione generale. Mentre i beni di consumo hanno registrato aumenti consistenti, i farmaci equivalenti più diffusi hanno mostrato una dinamica deflattiva, mettendo a rischio la continuità produttiva. La proposta comprende la revisione delle politiche di prezzo, rimborso e acquisto pubblico per sostenere gli impianti esistenti e nuovi.
Proposte operative e confronto istituzionale
Lo studio ha avanza una serie di raccomandazioni di policy per affrontare la crisi. La misura prioritaria identificata è un adeguamento dinamico dei prezzi dei farmaci fuori brevetto, considerando che alcune multinazionali avrebbero segnalato il rischio di ritiro progressivo di autorizzazioni all’immissione in commercio per diverse famiglie di principi attivi a causa della scarsa remuneratività. Altre direttrici di intervento comprendono l’utilizzo di criteri Meat nelle gare pubbliche con l’introduzione di prezzi minimi, l’obbligo di gare multi-aggiudicatarie per limitare la concentrazione, incentivi per la produzione in Europa e il superamento del meccanismo del payback per i farmaci fuori brevetto.
Equità di accesso alle cure e sostenibilità del Servizio sanitario nazionale
Marcello Gemmato, sottosegretario di Stato alla Salute, ha spiegato che «i farmaci equivalenti sono una risorsa fondamentale per garantire equità di accesso alle cure e sostenibilità del nostro Servizio sanitario nazionale. Il Governo sostiene con convinzione questo comparto, che rappresenta un presidio di salute pubblica e un pilastro industriale strategico per il Paese. In questa direzione si inserisce il Testo unico della legislazione farmaceutica, un provvedimento che nasce con spirito di proattività, programmazione e sburocratizzazione. L’obiettivo è dare certezze al settore, introducendo strumenti efficaci per costruire un sistema moderno e sostenibile, capace di rispondere tempestivamente ai bisogni dei cittadini e di garantire la continuità delle terapie».
Molte aziende potrebbero essere costrette ad abbandonare i farmaci essenziali
Stefano Collatina, presidente di Egualia, ha evidenziato che «il Rapporto di quest’anno ci consegna una fotografia chiara: il comparto degli equivalenti cresce, investe, dà lavoro, ma è schiacciato da regole che ne minano la sostenibilità. Se i prezzi restano fermi, mentre i costi produttivi aumentano a doppia cifra, il rischio è che molte aziende siano costrette ad abbandonare i farmaci essenziali, lasciando i cittadini senza cure di base. Non chiediamo sussidi a fondo perduto – ha proseguito – ma condizioni economiche e regolatorie eque. Non si tratta solo di investire di più, ma di spendere meglio: prezzi sostenibili, gare multi-aggiudicatarie, basi d’asta realistiche, incentivi alla produzione europea e abolizione del payback sui fuori brevetto o esclusione dal tetto di spesa. Il nostro settore non è un costo, è una risorsa: ogni euro speso per un equivalente libera risorse per innovazione e nuove terapie».
Valorizzazione dell’industria che già opera in Italia
Collatina ha poi sottolineato il rischio sistemico per il Ssn: «Se cede l’industria dei fuori brevetto, crolla l’intera impalcatura dell’accesso ai farmaci. Le carenze stanno aumentando, e riguardano proprio i farmaci più critici per i pazienti cronici». Un passaggio centrale è la valorizzazione dell’industria che già opera in Italia: «Oggi il nostro Paese vanta impianti produttivi di altissimo livello. Questa è una risorsa strategica che non possiamo disperdere. Ma se non cambiamo rotta, i farmaci prodotti in Italia rischiano di non essere più destinati al mercato interno: le aziende smetteranno di investire, e progressivamente sceglieranno altri Paesi dove allocare le loro risorse. Sarebbe una perdita irreparabile per il sistema industriale e per la sicurezza nazionale». Infine, un richiamo alla responsabilità politica: «I farmaci equivalenti non sono una commodity. Sono la spina dorsale delle terapie quotidiane per milioni di cittadini. Senza di loro non c’è Ssn sostenibile, non c’è autonomia strategica europea, non c’è equità per i pazienti. È il momento di passare dalle dichiarazioni ai fatti: il tempo è già scaduto».
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