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Alla notizia hanno fatto eco i dirigenti delle Federfarma territoriali. Secondo quanto riferisce Andrea Colombo, direttore di Federfarma Torino, il titolare aveva aperto nel 2000 a seguito della partecipazione ad un concorso ordinario. Concorso che «non arriva certo a cuor leggero – spiega il dirigente – e senza tentativi di ripristinare una situazione economica ormai insostenibile, con un fatturato già in partenza ai limiti della sopravvivenza e più che dimezzato in pochi anni». Dello stesso avviso Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte, che ha constatato la dinamica secondo cui ciò è «quello che succede alle farmacie piccole che risiedono in zone rurali alle quali viene tolta l’aria per respirare», anche a seguito della «decisione della Regione di distribuire direttamente alle case di riposo», che «ha tolto alla farmacia quel minimo indispensabile per stare in piedi».
Secondo Andrea Garrone, vice presidente rurali Federfarma Torino, questa «è la risultanza delle scelte scellerate fatte da gran parte delle istituzioni in questi anni». «Penso – spiega Garrone – alla decisione di spingere la distribuzione diretta a discapito di quella per conto, nonostante si sia dimostrato ampiamente che la prima non porta ai risparmi ipotizzati».
«Purtroppo è l’ennesimo caso di situazioni di questo tipo che, un tempo, non erano nemmeno lontanamente immaginabili», ha ribadito Silvia Pagliacci, presidente del Sunifar, in rappresentanza delle farmacie rurali. «Anche la mia regione, l’Umbria, ha avuto un caso come quello di Andrate e il sindaco del comune interessato, Monteleone di Spoleto, allarmato dal fatto che la città rimanesse sprovvista del presidio farmaceutico, ha convocato Federfarma per trovare una soluzione condivisa. Solo una intesa comune ha permesso di scongiurare il pericolo».
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