Dopo un primo parere negativo alla relazione annuale presentata alla Fofi dal presidente Andrea Mandelli, il Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf) e la Confederazione unitaria libere parafarmacie italiane (Culpi) accendono i dubbi sulla parte relativa ai dati dei farmacisti occupati, inoccupati e al fabbisogno dei farmacisti per il prossimo biennio. Secondo quanto evidenziano le sigle, «il fabbisogno dei farmacisti italiani nel mercato del lavoro è un rapporto che è stilato dalla Conferenza Stato-Regioni in conformità ad una metodologia messa a punto dall’Ue, il Joint Action Health Workforce Planning». In tal senso, «l’Ue non raccoglie i dati, ma indica come fare, e tra i soggetti che per le rispettive professioni sono abilitati a indicare i fabbisogni vi sono anche gli Ordini professionali, tra cui, per i farmacisti la Fofi».

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Per il Mnlf, dunque, «è del tutto evidente che esiste un conflitto d’interesse tra chi utilizza questi dati per richiedere di limitare l’accesso alle università e lo stesso soggetto che è attore attivo nella raccolta degli stessi dati». Per questo motivo, «sarebbe utile per dissipare questi dubbi che la stessa Fofi spiegasse quale ruolo ha avuto nella raccolta dei dati e, se il ruolo è stato attivo, quale metodo ha utilizzato. Tali spiegazioni devono essere pubbliche, perché generale è l’interesse che riveste il tema». In aggiunta, evidenzia, «appare fortemente contraddittorio il fatto che mentre si chiede di limitare l’accesso alla facoltà di farmacia, contemporaneamente siano allo studio progetti e tavoli per porre la parola fine all’esperienza delle parafarmacie, unico strumento in grado in questi ultimi anni di creare nuovo lavoro».

«Tale dicotomia di comportamento – concludono le sigle – induce a pensare che le motivazioni che sottendono ad entrambe le richieste non siano a tutela del futuro del farmacista, ma al mantenimento di alcuni privilegi. Quello che sorprende è proprio il ruolo giocato dalla Fofi che, in qualità di Ente pubblico esponenziale, ha nella sua mission proprio la rappresentanza di tutti i farmacisti, non di una parte».

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