Enpaf«L’innalzamento della finestra di disoccupazione da 5 a 7 anni approvato dal consiglio Nazionale Enpaf negli ultimi mesi è una buona notizia, questo è innegabile, ma non risolve i problemi». A spiegarlo a FarmaciaVirtuale.it è Luisanna Pellecchia vice-presidente dell’Ordine dei farmacisti di Salerno, secondo la quale occorrerebbe piuttosto avviare altri tipi di provvedimenti che sarebbero più concreti soprattutto per i professionisti che oggi risultano maggiormente in difficoltà. «Il cuore del problema – spiega la farmacista – è che chi paga la quota ridotta al 3 per cento o all’1 per cento non avrà il benché minimo contributo messo da parte in funzione della futura pensione. Il presidente dell’Enpaf dice che così ci si potrà costruire il secondo pilastro previdenziale, ma 20 mila farmacisti in realtà non avranno nulla. Personalmente ho presentato questi problemi più volte al consiglio nazionale dell’Enpaf, sottolineando anche il paradosso per il quale alcuni saranno costretti a pagare la quota intera di 4.500 euro». La soluzione, secondo Pellecchia, sarebbe dunque quella «di consentire a tutti di avere la disoccupazione anche al di là dei 7 anni. In caso contrario, il rischio è evidente: il rapporto tra costi e benefici rischia di risultare troppo poco conveniente per una quota importante di farmacisti. Di conseguenza, ci si potrebbe trovare di fronte ad una fuga da parte di numerosi professionisti che potrebbero preferire l’abbandono dell’Enpaf e degli Ordini, al fine di evitare di dover pagare somme alle quali non riescono a far fronte. D’altra parte la situazione attuale è nota da tempo, e per troppo tempo non si è fatto nulla. Poi il presidente Mandelli dice che avremo 60 mila disoccupati tra 20 anni, ma solo ora si parla più concretamente di numero chiuso nelle università, misura che invece avrebbe dovuto essere introdotta già da tempo».

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