La Caseleggio Associati ha pubblicato nel mese di aprile del 2019 un rapporto sullo stato dell’e-commerce in Italia. Confermando che esso «è uno dei mercati con maggiore potenzialità», dal momento che rispetto all’estero, e nonostante una crescita a doppia cifre registrata ogni anno, «la penetrazione sul mercato complessivo è ancora molto distante dagli altri Paesi nord europei». «In questi anni, tuttavia – prosegue il documento – a conquistare i settori più interessanti e a creare il mercato online sono state le imprese provenienti dall’estero. Vendere online vuol infatti dire soprattutto gestire economie di scala importanti, che permettono di investire sul servizio e in acquisizioni. Lo hanno fatto negli anni Booking e Expedia nel turismo, Amazon nell’elettronica di consumo e nell’editoria, Just Eat nella consegna del cibo, Zalando per l’abbigliamento nonostante la resistenza di YOOX. Oggi stanno entrando nuovi attori in settori fino ad oggi più protetti come ad esempio quello farmaceutico. A fare la differenza è l’accesso ai finanziamenti per poter far diventare le imprese e-commerce italiane quelle che si espandono a livello internazionale e non quelle che vengono comprate o peggio messe fuori mercato».

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Il rapporto spiega quindi che «lo scorso anno il 40% della popolazione mondiale (2,81 miliardi di persone) ha effettuato un acquisto online e si stima che entro il 2022 gli acquirenti online raggiungeranno quota 3,20 miliardi». Inoltre, «il valore del mercato e-commerce al dettaglio nel mondo per il 2018 è stimato in 2.875 miliardi di dollari, il 12% in più rispetto all’anno precedente e pari all’11% del totale del valore delle vendite retail. Si ipotizza che lo share sul totale vendite al dettaglio aumenterà fino al 2022, e raggiungerà il valore di 4.035 miliardi di dollari». In termini geografici,«l’area Asia-Pacifico conferma la sua leadership sul mercato e-commerce mondiale, con una produzione di 1.892 miliardi di dollari nel 2018, il 27% in più rispetto all’anno precedente. L’area che ospita il 60% della popolazione mondiale prevede una produzione di 2.336 miliardi di dollari per l’anno in corso». In Europa, «le vendite online al dettaglio ammontano a 313 miliardi di euro, contro i 285 dell’anno precedente, con un incremento del 9%23. Per il 2019 è prevista una produzione di 342 miliardi di euro e, secondo le stime, l’Europa occidentale dei 5 (Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito) entro il 2022 sorpasserà quota 400 miliardi di dollari di vendite e-commerce dirette. A vendere online sono il 18% delle imprese, mentre il 16% riceve ordini da siti terzi o app».

In Italia, invece, «i consumatori online sono circa 38 milioni, ovvero il 62% della popolazione e si prevede che entro il 2023 raggiungeranno quota 41 milioni. Nonostante la crescita registrata negli anni, la percentuale di popolazione che acquista online è più bassa rispetto agli altri Paesi europei (ad esempio è del 93% nel Regno Unito, 91% Paesi Nordici e Paesi Bassi, 88% Germania, 84% Francia e Spagna e 71% Polonia)». Ciò nonostante, «il valore del fatturato e-commerce in Italia nel 2018 è stimato in 41,5 miliardi di euro, con una crescita del 18% sul 2017». «Il tempo libero – precisa il rapporto – è il settore che continua a detenere la fetta più grande del fatturato e-commerce (41,3%), seguito dal Turismo (28%). Mentre il primo prosegue rapido la sua crescita anche grazie al gioco online, il secondo si attesta su un +9% a dimostrazione della maturità del settore. I centri commerciali continuano la loro crescita (+39%), raggiungendo quota 14,5% contro il 12% di fatturato dello scorso anno. Il trend è dettato soprattutto dai grandi player internazionali. Rispetto alla crescita anno su anno, si evidenzia il +23% dei settori Salute e bellezza grazie al beauty, ma anche alla proliferazione delle farmacie online, mentre Moda cresce del 18%. Elettronica di consumo, Casa e arredamento e Alimentare crescono del 17%, quest’ultimo grazie al largo consumo ma anche al food delivery». Per quanto riguarda i profili degli attori, «in Italia le piccole imprese che vendono online nel 2018 sono aumentate del 2%, raggiungendo quota 9%. La media europea è del 15%, ma il divario è in diminuzione».

In termini di attività di marketing, invece, «il keyword advertising continua a raccogliere la maggior parte degli investimenti, come rilevato in anni passati, ma diminuisce il gap con gli altri canali passando dal 26% della scorsa edizione al 19%. Al secondo e terzo posto le attività di social media marketing e SEO, che registrano entrambe un +2% e raggiungono quota 18% e 17%. Gli investimenti in e-mail marketing scendono di 2 punti percentuali al 13%».

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