«Il buongiorno si vede dal mattino, recita il saggio detto popolare, ma con questa nuova dirigenza, a dire il vero, abbiamo passato abbondantemente il pomeriggio e, purtroppo andiamo incontro alla sera. La votazione è stata un autocelebrativo soddisfacimento per gli eletti con uno scarno e freddo riferimento a voti riportati dai presidenti e al numero delle schede bianche».  Sono le parole dei farmacisti rurali Pasquale Sechi, Luigi Vito Sauro, Alfredo Orlandi e Roberto Grubissa, che commentano le recenti elezioni Federfarma svolte giovedì 11 giugno 2020. «Considerato l’alto numero di schede bianche – puntualizzano i farmacisti -, mai registrato così ampio nella storia di Federfarma, e considerato come ci fosse un unico candidato alla carica di presidente, una presidenza attenta all’unità sindacale avrebbe dovuto e dovrebbe porsi qualche domanda».

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«E invece no – proseguono Sechi, Sauro, Orlandi e Grubissa -. L’election day nonostante le stranezze della situazione, le incongruenze, le troppe cose che non tornavano e la scarsa partecipazione degli associati, si è svolto come annunciato. Come se tutto fosse regolare, come se non ci fossero fratture nella compagine». In questo senso, i farmacisti evidenziano che «ormai purtroppo non sorprende più l’assoluta assenza di riferimenti alle “schede” di non voto. I delegati che avevano precedentemente comunicato la non partecipazione al consesso elettorale, infatti, raggiungevano un numero altrettanto consistente al pari delle schede bianche ma questo non ha preoccupato nessuno. Una presidenza più attenta avrebbe dovuto comprendere che il non voto significa evidenziare la più totale sfiducia nell’istituto di rappresentanza e negli uomini che la compongono, e tutto questo è stato particolarmente evidente in ambito Sunifar».

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