Con il protocollo di intesa siglato lo scorso aprile è stata riconosciuta alle farmacie la possibilità di distribuire Paxlovid. La modalità prevista è in Distribuzione per conto, senza alcuna remunerazione. Condizione che ha portato diversi farmacisti titolari a contestare la gratuità dell’atto professionale. Su tale punto si è espresso Francesco Schito, segretario Assofarm, il quale ha affidato a un’editoriale la propria opinione. Secondo il dirigente «non tanti, per la verità, hanno letto i dettagli economici dell’accordo come l’ennesimo piccolo sfruttamento della farmacia a vantaggio di un sistema sanitario pubblico spesso ingrato. Un Ssn che chiede impegni gratuiti in nome del diritto universale alla salute ma che poi dimentica di riconoscere meriti e sacrifici a chi l’ha aiutato a garantire agli italiani tali diritti».

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La posizione di Assofarm

Secondo Schito «la nostra posizione al riguardo è meno netta di quella appena esposta. In via generale riteniamo che servizi e dispensazioni vadano remunerati in maniera equa e rispettosa della nostra professionalità. Nel caso specifico in questione, però, riteniamo che il rapporto spesa-resa sia positivo per la farmacia italiana». In particolare «a fronte di un impegno gratuito di poche dispensazioni giornaliere per presidio, la farmacia rafforza il proprio accreditamento nei processi di riforma della sanità territoriale italiana. Un accreditamento che a nostro modo di vedere si realizza su due dimensioni». Nel dettaglio «la prima dimensione è pratica: dopo aver garantito la quasi totalità delle farmacie aperte anche nei giorni più difficili e disorientati della pandemia, dopo aver distribuito mascherine e tamponi a prezzi calmierati, dopo aver supportato l’ampliamento dei punti vaccinali, oggi con il Paxlovid la farmacia si conferma con un partner territoriale affidabile nel rispondere alla esigenze logistiche del Ssn».

I benefici reputazionali per la farmacia

Schito fa poi riferimento alla «dimensione reputazionale». Per il dirigente «la politica nazionale e locale, alti funzionari ministeriali e dirigenti della sanità regionale sanno bene che buona parte delle iniziative appena accennate non sono state un buon affare per le farmacie. Eppure le farmacie hanno fatto tutto ciò con sincero spirito di servizio al paese. Abbiamo insomma dimostrato di condividere valori e mission della sanità pubblica, e ciò avrà un peso nei prossimi tavoli di riforma». Schito sottolinea come «il potenziale di questo processo di accreditamento è già in atto. Un esempio di ciò è offerto dai confronti nati a seguito delle prime battute progettuali delle Case di Comunità. Se negli ultimi due anni avessimo evitato di partecipare ad iniziative sanitarie non remunerative, oggi avremmo assistito ad un progressivo recupero di posizioni all’interno della più importante riforma della sanità territoriale italiana? E prima di essa ci sarebbero state la remunerazione aggiuntiva e le vaccinazioni in farmacia?».

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