In una recente assise di farmacisti a Firenze, con platea principalmente composta di titolari di farmacia, il responsabile sanità del Pd Federico Gelli ha dichiarato che il decreto Bersani e le liberalizzazioni sui farmaci furono un errore e che esse sono sostanzialmente fallite. Questo malgrado siano nate dopo la liberalizzazione oltre 5000 nuove aziende, creati 8000 nuovi posti di lavoro e i cittadini abbiano risparmiato. Secondo la rivista Altroconsumo – che ha monitorato costantemente negli anni i prezzi di 70 tra i più diffusi farmaci Sop e Otc dal 2006 al 2013 – la liberalizzazione introdotta nel 2006 ha avuto un effetto calmierante sui prezzi: se nei dieci anni prima della riforma Bersani l’aumento medio era stato del 35%, in seguito, dopo la prima drastica riduzione, i prezzi si sono mantenuti ampiamente al di sotto del tasso di inflazione in tutti i canali. Secondo l’Istituto Bruno Leoni la perdita di fatturato per le farmacie a seguito della liberalizzazione della vendita di farmaci Sop e Otc dal 2006 ad oggi è stata risibile (circa il 6% sui Sop non da automedicazione e l’8% sugli Otc). Nello stesso arco di tempo sono calati i consumi di farmaci da banco. E’ difficile con questi dati sostenere il contrario, tuttavia il responsabile sanità del Pd che probabilmente ha a disposizione numeri provenienti da fonti attendibili, rinnega le politiche perseguite negli ultimi anni dal proprio partito segnando una clamorosa inversione di rotta. Stop con l’apertura dei mercati, stop ai processi di liberalizzazione dei settori più corporativi e via libera ad una nuova politica neo corporativa. Perché? Probabilmente si tratta di un calcolo politico/elettorale che però mal si concilia con gli annunci mirabolanti di riforme del premier Matteo Renzi. Molto più verosimilmente quello che accade nel Pd e quindi di riflesso nel governo è una metamorfosi conservatrice posta in essere da uomini che da sempre hanno guardato ai poteri forti come veicolo di autoaffermazione. A guardare quello che succede nel Ddl concorrenza ove con calcolo sono stati rigettati tutti gli emendamenti per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, anche quelli che avevano ottenuto il via libera dalla Commissione Bilancio e allo stesso tempo si consente l’acquisizione di farmacie da parte del capitale privato, determinando di fatto la trasformazione di un monopolio in un oligopolio, si comprende bene questa metamorfosi. “Abbiamo scherzato”, così il Pd rinnega le precedenti liberalizzazioni, chi ha investito i propri risparmi sulle nostre scelte politiche ha sbagliato a darci fiducia, dietrofront. Tuttavia, il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti ritiene che tale visione “gattopardesca” non sia condivisa da tutto il Pd e che anche nel governo ci siano notevoli malumori, per questo si appella ai senatori perché in aula esercitino il proprio diritto di votare in autonomia.
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