ddl concorrenza farmacie mnlfMartedì 1° dicembre, nell’ambito dell’esame del Ddl Concorrenza, il Movimento nazionale liberi farmacisti (MNLF) è stato ascoltato presso la Commissione Industria del Senato. L’intervento si è incentrato sul suo cavallo di battaglia: la liberalizzazione della vendita di farmaci di fascia C.

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«Noi crediamo che per aumentare il livello di concorrenza nella distribuzione dei farmaci non basta togliere il limite delle 4 farmacie o far entrare capitale privato, serve creare un sistema duale di confronto pro-concorrenziale tra attori di diversa natura, mantenendo la centralità del farmacista». Già nel 2005 – afferma il MNLF – il decreto Storace aveva abolito il prezzo fisso sui farmaci di automedicazione e aveva permesso di praticare sconti sul prezzo massimo del farmaco, ma i veri risparmi per i consumatori sono arrivati solo due anni dopo, quando il decreto Bersani ha aperto le porte alle parafarmacie. Allo stesso modo, già oggi le farmacie possono abbassare i prezzi dei farmaci generici di fascia C, ma non lo faranno senza concorrenza reale: lo dimostra la sostanziale immobilità del mercato, a fronte del +14% di quello dei generici di fascia A.

«L’autorità Antitrust, i consumatori e la stessa Commissione Europea lo affermano: non c’è nessun valido motivo per non liberalizzare i farmaci di fascia C», chiosa il MNLF, che nega con forza l’eventualità che i cittadini abbiano motivi di preoccupazione: tanto nelle farmacie quanto nelle parafarmacie operano farmacisti laureati e abilitati. Anche le parafarmacie – continua – offrono servizi aggiuntivi come progetti di telemedicina e prenotazioni CUP; anch’esse sono soggette a «farmacovigilanza, controlli ordinari e straordinari, spazi dedicati, locali per lo stoccaggio separati da quelli di vendita, codice identificativo, tracciabilità del farmaco» e altro.

A chi teme che la liberalizzazione possa portare a un’ondata di chiusure di farmacie, il MNLF replica che «forse, questo presunto stato di crisi potrebbe essere dovuto ad un’utilizzo disinvolto delle risorse aziendali: una volta era il facile credito a risolvere tutti i problemi». Tanto più perché, continua, se dalla liberalizzazione dei farmaci di automedicazione ad oggi la farmacia ha perso solo il 9% del mercato (che scende al 7% per i farmaci veterinari), con la liberalizzazione dei farmaci di fascia C con ricetta la perdita è stimata in 45/55 euro al giorno. Troppo pochi per paventare una crisi. «500 milioni di risparmio per i cittadini, 3000/3500 nuove aziende in tre anni e 5000 nuovi posti di lavoro, nonché 700 milioni di nuovi investimenti – conclude -. Questi sono i numeri e i motivi che giustificano la liberalizzazione dei farmaci di fascia C».

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