
«Il maggior partito di governo – prosegue il movimento – rinuncia al suo Dna riformista e si schiera con i peggiori lobbisti di questo Paese, facendosi, peraltro, dettare comportamenti dal partito di Alfano, che con lobby e corporazioni ha una frequentazione di vecchia data. È difficile trovare nei libri di economia la giustificazione a comportamenti tanto assurdi quali quelli assunti nell’approvazione di questo Ddl. Da una parte si apre a società di capitale che potranno in questo modo rilevare e salvare le farmacie in difficoltà mettendo al sicuro la finanziaria dei titolari di farmacia che le aveva tenute in vita sino ad ora; dall’altro, s’impedisce un minimo di concorrenza sui farmaci di fascia C con ricetta che i cittadini pagano di tasca propria». Proprio la mancata liberalizzazione di tali medicinali, secondo il MNLF, rappresenta «la cartina di tornasole di quanto sia elevato il livello di riformismo di questo governo. Dispiace per quei deputati del Pd che pur avendo presentato emendamenti favorevoli alla concorrenza, hanno alla fine dovuto chinare il capo».
Diametralmente opposto il punto di vista di Farmacieunite che ha espresso «soddisfazione» per le decisioni assunte in merito ai farmaci di fascia C. Quanto all’ingresso delle società di capitale, secondo l’associazione si tratta di una manovra «chiaramente sostenuta e spinta da veri e propri colossi dell’economia mondiale», alla quale tuttavia «è possibile provare a fornire una lettura positiva, tenuto conto del fatto che l’interesse nei confronti della farmacia italiana da parte di alcuni grandi gruppi denota, al di là di un realistico momento di difficoltà, anche elementi di vitalità e di potenzialità per gli esercizi del nostro Paese».
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