ddl concorrenza farmacieLa grande distribuzione organizzata non ci sta. Dopo il no arrivato dalla Camera, nell’ambito del Ddl Concorrenza, sulla possibile liberalizzazione dei farmaci di fascia C, Francesco Pugliese – amministratore delegato di uno dei principali gruppi italiani, Conad – ha pubblicato una lettera sulle colonne del quotidiano La Repubblica. Nel testo, il dirigente spiega come a suo avviso, in questo modo, «dopo le tasse e i tanti tributi locali, gli italiani vedono sfumare un altro “tesoretto”, che per lo Stato non avrebbe alcun costo». Le liberalizzazioni, al contrario, «potrebbero fare la differenza per coloro che sono tuttora alle prese con un bilancio familiare difficile da far quadrare».
Pugliese indica anche la cifra che, complessivamente, i contribuenti avrebbero potuto risparmiare grazie ad una liberalizzazione ulteriore del mercato farmaceutico. Se quest’ultima, spiega, «avesse interessato anche la vendita di medicinali a totale carico del cittadino, la cui spesa annua ammonta a 6,6 miliardi di euro, composta soprattutto da farmaci di classe C con obbligo di ricetta medica (11% della spesa farmaceutica totale, secondo il Rapporto OsMed 2014), i cittadini avrebbero potuto risparmiare oltre un miliardo di euro all’anno, in un comparto che pesa il 30% in più rispetto ai farmaci di automedicazione già liberalizzati».
«Invece – prosegue il dirigente di Conad – ancora una volta, si è preferito tutelare le lobby dei farmacisti che, forti di posizioni acquisite e, per loro, irrinunciabili, hanno interessi che non sono certo quelli dello sviluppo e della crescita del Paese. Senza dimenticare che il via libera all’ingresso di società di capitale nella gestione delle farmacie private è l’ennesimo “regalo” del governo ad un mercato abbondantemente protetto, ma che va a danno dei farmacisti giovani, impossibilitati, di fatto, ad esercitare la professione in regime privatistico». Secondo Pugliese l’ingresso dei capitali non gioverà dunque né al settore né ai cittadini, «perché favorisce la nascita di un nuovo monopolio in cui si ragiona solo in termini economici e nel quale la professionalità è declinata in termini di profitto».

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