«È urgente quantificare i fabbisogni di medicinali per affrontare la seconda ondata della pandemia». A lanciare l’allarme è Egualia, sigla in rappresentanza dei produttori di farmaci equivalenti in Italia, recentemente oggetto di rebranding. A differenza della prima fase della pandemia, nella quale l’attenzione di Assogenerici si era soffermata sul rischio di mancato approvvigionamento di principi attivi dai paesi produttori, a far scattare l’allarme nell’ondata in corso, secondo quanto fa sapere Egualia, è la mancata programmazione da parte delle Regioni nel pianificare l’approvvigionamento dei farmaci per far fronte ad un potenziale aumentato fabbisogno durante le fasi acute della nuova ondata.

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I contenuti della lettera al ministro della Salute

Enrique Häusermann, presidente di Egualia, ha inviato una lettera a Roberto Speranza, ministro della Salute, e Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, con l’esplicita richiesta di «sensibilizzare le Regioni affinché procedano nella quantificazione dei fabbisogni di sicurezza e provvedano agli acquisti delle quantità di medicinali necessari, consentendo all’Unità di Crisi di rispondere efficacemente ad ogni possibile scenario». In merito alla gestione dell’emergenza, «sin dallo scorso marzo – evidenzia Häusermann – le associazioni di categoria dell’industria del farmaco in Italia sono incessantemente al lavoro con l’Unità di Crisi costituita presso l’Aifa, per garantire adeguate scorte di medicinali utilizzati per la gestione dei pazienti trattati, dentro e fuori le terapie intensive, per la malattia da Sars Cov-2 – scrive Häusermann -. Da allora la collaborazione istituzionale non si è mai interrotta».

Il ruolo dell’unità di crisi

Nelle ultime settimane, con lo sviluppo della pandemia, «attraverso la suddetta Unità di crisi – puntualizza Häusermann – abbiamo aumentato il livello di attenzione per la necessità di stoccaggio preventivo dei farmaci essenziali in particolare per le terapie intensive. Da circa 4 mesi è attivo un dialogo costante con le Regioni per un progetto di quantificazione dei fabbisogni, in grado di garantire per il futuro un’adeguata fornitura dei medicinali necessari. Ma i segnali di risposta a questo progetto da parte delle autorità regionali sono ancora parziali».

«Fronteggiare l’eventuale massiccia domanda di medicinali»

«Se dovessimo andare di nuovo incontro ad una massiccia domanda di medicinali per le terapie intensive senza adeguata programmazione e senza la previsione di specifici stock di sicurezza, l’attivazione della catena produttiva non potrà avvenire con la velocità attesa – conclude Häusermann -. E tale scenario non potrebbe, peraltro, nemmeno essere mitigato da eventuali giacenze di stock a livello regionale che invece di essere state mantenute dopo la fase più critica, sono state rimandate indietro alle aziende farmaceutiche attraverso procedure di reso o annullamento degli ordini già inviati».

L’allarme dello scorso febbraio riguardante i principi attivi

È utile ricordare, in proposito, che lo scorso febbraio, agli albori della pandemia in Italia, Assogenerici aveva fatto il punto su eventuali interruzioni dell’approvvigionamento dalla Cina di principi attivi, facendo chiarezza sulle dinamiche a cui l’industria farmaceutica poteva essere esposta in seguito all’epidemia da Sars-Cov-2 che al tempo stava frenando il Paese asiatico. La sigla aveva tuttavia mantenuto un profilo distensivo, nonostante il grado di difficoltà rilevato all’epoca, vista la criticità dei processi. Ciò alla luce del fatto che molti principi attivi di sintesi con cui sono allestiti gran parte dei medicinali in Europa vengono prodotti in India e Cina. Secondo Assogenerici le sole «provincie di Hubei e Zhejian ospitano oltre 100 impianti produttivi».

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