È ancora troppo presto per tracciare un primo bilancio dell’impatto economico e sociale conseguente alla diffusione del coronavirus in alcune zone d’Italia. Nonostante ciò, è utile ricordare che c’è un’Italia che opera all’ombra delle telecamere dei talk show e che vive a stretto contatto con la popolazione in difficoltà.

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Tra questi, i farmacisti territoriali impegnati ogni giorno nell’azione di supporto – a volte anche psicologico – dei cittadini residenti nelle zone rosse e gialle. A divulgare alcuni dettagli di uno spaccato reale, senza filtro alcuno, è una nota congiunta di Ordine dei farmacisti e Federfarma Bergamo. Ciò per «dare una visione dell’emergenza», spiegano le sigle, mediante la pubblicazione di «parti di messaggi che in questi giorni vengono scambiati nei nostri gruppi social riservati». Messaggi che lasciano trasparire il senso di sacrificio ma anche il disagio dei farmacisti per essere stati «abbandonati» dalle istituzioni.

Più nel dettaglio, si legge nel documento, «dalle valli scrivono: “Giuro che non sono mai stato così stanco come in questi giorni, però sono tranquillo perché so che dietro al mio lavoro c’è qualcuno che sta facendo qualcosa per me. La sensazione però è quella che i farmacisti chiamiamoli “normali”, che sono la maggioranza, si sentano abbandonati. Forse, poi magari sbaglio, un piccolo segnale in più per fare capire la nostra presenza non ci starebbe male. Noi sappiamo che si sta facendo il possibile, ma spesso questo non viene percepito…”».

Inoltre, «dalle zone più calde riferiscono: “…siamo tra i pochi accessibili alla gente che viene da noi anche per un conforto, in questo momento di grande incertezza. In questi giorni, ho visto piangere uomini e donne di ogni età spaventati per quello che succedeva ai loro cari. Abbiamo aiutato a capire dove e chi chiamare perché i pazienti sono stati spostati da Alzano a Treviglio e i più gravi al Sacco…”».

Infine, il ringraziamento ai professionisti impegnati nell’emergenza: «Federfarma Bergamo, per prima e come atto dovuto, vuole ringraziare pubblicamente i suoi farmacisti, sperando solo che tutta la comunità bergamasca idealmente si unisca in un ringraziamento collettivo».

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