Un’analisi condotta dalla Bayes Business School della City St. George’s University di Londra, in collaborazione con l’azienda biofarmaceutica Merck, diffusa in Italia il 13 maggio 2025, ha esaminato le criticità del sistema normativo europeo nel campo farmaceutico. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Drug Discovery Today, ha fatto luce sulla necessità di maggiore cooperazione tra gli Stati membri dell’Ue e l’introduzione di incentivi per lo sviluppo di nuovi farmaci, per rendere l’Europa polo più attraente per gli investimenti delle grandi aziende del settore, attualmente orientate verso mercati come quello statunitense.
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Le sfide del contesto normativo europeo
Lo studio dal titolo “Competition of regulatory ecosystems in approving medicines: policy implications in the case of Europe”, coordinato da Stefan Haefliger, docente di Gestione Strategica e Innovazione alla Bayes Business School, e Pedro Franco, Head of Europe Global Regulatory and Scientific Policy di Merck, ha coinvolto 47 professionisti di alto livello provenienti da 19 Paesi. I risultati hanno mostrato che le aziende farmaceutiche privilegiano gli Stati Uniti e altri ecosistemi normativi a causa dei tempi di approvazione più rapidi, del sostegno regolatorio più efficace e degli incentivi economici più consistenti. Tra i fattori che penalizzano l’Ue vi sono le dimensioni ridotte del mercato, i prezzi più bassi dei farmaci, le difficoltà di accesso ai rimborsi e la complessità delle procedure normative.
Proposte per un ecosistema più competitivo
La ricerca ha individuato alcune misure per migliorare la competitività dell’Ue, tra cui l’adozione di sandbox regolatori, l’implementazione di sistemi informativi digitali sui prodotti e la semplificazione delle procedure di autorizzazione. Un suggerimento è l’introduzione di licenze illimitate per l’immissione in commercio, eliminando l’obbligo di rinnovo quinquennale.
Stagnazione della crescita del settore farmaceutico nell’Ue
Stefan Haefliger ha osservato che «la diffusione dei farmaci in Europa è rimasta indietro rispetto agli Stati Uniti e agli altri Paesi, così come afferma anche il Rapporto Draghi 2024, che ha evidenziato la stagnazione della crescita del settore farmaceutico nell’Ue e sollecitato la riforma dei processi normativi, dell’accesso al capitale e dell’adozione delle tecnologie».
Nel vecchio continente ci sono tutte le competenze e il potenziale
Haefliger ha precisato che «sebbene molti dei partecipanti al nostro studio citino la mancanza di sinergia tra i membri Ue come motivo della riluttanza a sviluppare farmaci in Europa, nel vecchio continente ci sono tutte le competenze e il potenziale per sviluppare una proposta più attraente. Senza cambiamenti, però, l’Ue rischia di arretrare ulteriormente rispetto ai concorrenti nell’attrarre talenti, innovazione e investimenti nel campo della ricerca farmaceutica».
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