«Si invitano le organizzazioni a far pervenire alla scrivente, su appositi report e/o tabulati, le segnalazioni ex art. 105 del D.Lgs. 219/06 localmente effettuate dalle farmacie relativamente ai tre farmaci sopraindicati al fine di poter adeguatamente informare l’Aifa». È quanto indicato da Federfarma, in merito alla segnalazione di eventuali carenze relative all’approvvigionamento sul territorio nazionale riferite ai farmaci Nuepro, Keppra e Vimpat. Ne dà notizia la stesso stesso sindacato, il quale rende noto che lo scorso 30 settembre Marco Cossolo, presidente, ha incontrato Luca Li Bassi, direttore generale Aifa, in merito alle difficoltà di reperimento di tali medicinali. «Nel corso dell’incontro – evidenzia Federfarma -, l’Aifa ha manifestato la disponibilità a prendere nuovamente in esame l’ipotesi di adozione di un provvedimento restrittivo delle esportazioni dei suddetti farmaci, qualora pervengano elementi che documentino in modo evidente le difficoltà di approvvigionamento da parte delle farmacie».
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Diversi farmacisti hanno recentemente segnalato l’impossibilità di reperire sul mercato i necessari quantitativi di tali farmaci, notoriamente soggetti a limitazioni a causa del fenomeno del parallel trading. Lo scorso settembre, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, il commissario europeo Andriukaitis aveva ricordato che un rifiuto di fornitura di farmaci può costituire una violazione delle regole di concorrenza sia europee che nazionali. «Secondo la legislazione dell’Ue – aveva evidenziato il dirigente -, i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio devono, se non in circostanze eccezionali, informare le autorità degli Stati membri almeno due mesi prima di ritirare il loro prodotto dal mercato in modo permanente o temporaneo, compresi i motivi del ritiro. Esiste inoltre l’obbligo di fornitura continua a copertura delle esigenze dei pazienti per i medicinali immessi in uno specifico mercato dell’Ue». Ne consegue che, aveva ribadito Andriukaitis, «in circostanze specifiche, la creazione deliberata di carenze di medicinali, ad esempio nel senso di un rifiuto di fornitura, può costituire una violazione delle regole di concorrenza sia europee che nazionali».
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