«La Commissione è consapevole delle crescenti preoccupazioni relative alla carenza di medicinali e alla cura dei pazienti. Le ragioni della carenza comprendono problemi di fabbricazione, quote di settore, commercio parallelo legale o ragioni economiche come il prezzo dei medicinali, che rientra nelle competenze degli Stati membri». È questa la risposta di Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, ad un’interrogazione parlamentare presentata da Anna Fotyga, del gruppo dei Conservatori e riformisti europei. «Secondo la legislazione dell’Ue – evidenzia Andriukaitis -, i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio devono, se non in circostanze eccezionali, informare le autorità degli Stati membri almeno due mesi prima di ritirare il loro prodotto dal mercato in modo permanente o temporaneo, compresi i motivi del ritiro. Esiste inoltre l’obbligo di fornitura continua a copertura delle esigenze dei pazienti per i medicinali immessi in uno specifico mercato dell’Ue». Ne consegue che, ribadisce Andriukaitis, «in circostanze specifiche, la creazione deliberata di carenze di medicinali, ad esempio nel senso di un rifiuto di fornitura, può costituire una violazione delle regole di concorrenza sia europee che nazionali».
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Nella sua interrogazione Fotyga aveva chiesto come «già lo scorso anno, medici, farmacisti, Ong e soprattutto pazienti in molti Stati membri, avevano reso evidente la problematica della carenza di medicinali», tuttavia, nonostante ciò, «la situazione è peggiorata». Secondo la parlamentare, infatti, le carenze riguardano farmaci più popolari, in particolare di quelli più economici, i quali «evidenziano la pratica dell’accumulo di profitti attraverso eccessive importazioni parallele». In aggiunta a tale scenario, «la situazione è aggravata dal fatto che il 60% dei principi attivi contenuti nei medicinali è prodotto al di fuori dell’Europa, principalmente in Cina e India». Tali preparati «spesso non soddisfano gli standard europei e le forniture sono sempre più esposte a rischi. Se l’Ue deve raggiungere un certo grado di autonomia, deve concentrarsi sui mercati farmaceutico e alimentare. Un buon esempio sono gli Stati Uniti, dove il governo sostiene una fabbrica senza scopo di lucro che produce le sostanze attive più importanti». La parlamentare ha evidenziato anche come «le azioni intraprese dalla rete dei capi delle agenzie per i medicinali (Hma) e dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) siano risultate insufficienti e non affrontano i problemi strutturali». Da qui, la richiesta di ulteriori misure da parte della Commissione, a sostegno degli Stati membri per la risoluzione della problematica.
In un articolo pubblicato su FarmaciaVirtuale.it lo scorso agosto, Fabrizio Gianfrate, docente di Economia sanitaria e farmaceutica, aveva commentato il primo Tavolo sulle carenze di farmaci istituito presso il ministero della Salute. «Da un anno a questa parte – aveva spiegato l’esperto – non ci sono stati cambiamenti significativi. Nell’ultima settimana, tuttavia, la riunione effettuata dal ministro della Salute Giulia Grillo, assieme al direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, Luca Li Bassi, ha spostato un po’ il focus delle cause».
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