Il Pgeu (Pharmaceutical Group of the European Union) ha pubblicato un position paper in materia di carenze di medicinali. Il gruppo internazionale ha dapprima ricordato che il fenomeno rappresenta «un problema crescente in Europa, il cui impatto risulta terribile per i pazienti». Aggiungendo che esso si manifesta «coinvolgendo sia farmaci di uso comune che farmaci salvavita». È per questa ragione, prosegue, il Pgeu, che i farmacisti e le farmacie stanno investendo molte risorse al fine di minimizzarne l’impatto: «Ciò rappresenta non soltanto un onere finanziario, ma fa anche sì che molto tempo venga sottratto ad altri compiti e servizi che andrebbero a vantaggio dei pazienti». L’associazione internazionale ha quindi lanciato una serie di proposte sul tema. In primo luogo, «tutti gli azionisti e i governi devono porre le esigenze dei pazienti al primo posto quando sviluppano i loro business, le politiche e le leggi nazionali e le strategie che possono comportare conseguenze sulla catena di approvvigionamento dei medicinali».

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La seconda azione richiesta è quella di «ampliare le competenze professionali: il ruolo della farmacia dovrebbe, in caso di carenze di medicinali, essere esteso, al fine di sfruttare le capacità e le conoscenze dei farmacisti e garantire la migliore gestione possibile delle cure per i pazienti». Inoltre, «le tecnologie digitali per la comunicazione dovrebbero consentire una stretta collaborazione con i medici e tutti gli attori della filiera del farmaco, nonché con le autorità competenti». La quarta proposta del Pgeu punta quindi a «compensare l’impatto finanziario che colpisce i pazienti in caso di carenze di medicinali, attraverso un sistema di rimborsi appropriati». In questo senso, «gli investimenti effettuati da farmacisti e farmacie dovrebbero, allo stesso modo, essere riconosciuti e valutati».

Infine, il gruppo internazionale punta a «sviluppare efficienti sistemi di governance» basati su «una stretta collaborazione tra gli Stati membri dell’Unione europea e la European Medicines Agency, al fine di migliorare il reporting, il monitoraggio e la comunicazione sul fenomeno». Mentre a livello nazionale «servono nuovi modelli strutturali, puntuali e trasparenti», che mettano in contatto costantemente «tutti gli attori della catena di approvvigionamento con le autorità competenti di ciascun Paese».

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