L’Autorità Nazionale Anticorruzione ha presentato presso la Camera dei Deputati, il 6 luglio, la propria relazione annuale sull’attività svolta nel corso del 2016. Il rapporto è particolarmente corposo, composto da più di 300 pagine. In primo luogo, il presidente dell’organismo di vigilanza Raffaele Cantone fornisce una panoramica intitolata «L’Autorità e il contesto di riferimento», all’interno della quale si fotografa il contesto normativo e istituzionale. Quindi viene delineata la rete dei rapporti dell’Autorità: con le istituzioni nazionali e regionali e con le organizzazioni europee. Il rapporto si concentra poi sulla «prevenzione della corruzione e la trasparenza», offrendo un quadro degli indicatori di rischio corruttivo. Si delineano quindi le caratteristiche del Piano Nazionale Anticorruzione per il 2016 e il percorso che occorrerà effettuare verso l’aggiornamento per il 2017. Il quinto capitolo è dedicato quindi alle azioni concrete che sono state portate avanti dall’Autorità materia di prevenzione della corruzione. Si parla poi di tutela della trasparenza, di mercato dei contratti pubblici, di vigilanza collaborativa, nonché dei risultati di indagini ed ispezioni. Nel testo, l’Anac sottolinea, tra le altre cose, il fatto che «con l’atto di segnalazione n. 1 del 2 marzo 2016, l’Autorità ha formulato alcune osservazioni sullo schema del decreto legislativo di cui all’art. 7 della legge 124/2015, approvato dal Consiglio dei Ministri il 20 gennaio 2016 (c.d. Decreto “Madia”), per la revisione e la semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza». E, nel merito di tali disposizioni, spiega di aver «accolto positivamente le disposizioni relative all’ambito soggettivo di applicazione del d.lgs. 33/2013, nella parte in cui hanno chiarito e ampliato significativamente il novero dei soggetti tenuti agli obblighi di trasparenza. Tra questi si annoverano tutte le pubbliche amministrazioni di cui al d.lgs. 165/2001, le autorità amministrative indipendenti, le autorità portuali e le altre autorità di garanzia, vigilanza e regolazione, gli enti pubblici economici, gli ordini professionali e le società in controllo pubblico». Proprio per quanto riguarda gli ordini, la relazione spiega che al fine di orientare l’attività degli stessi, è stato dedicato a tali realtà uno specifico approfondimento del PNA: «La necessità è nata sia da richieste di chiarimenti formulate nel tempo dagli ordini professionali, sia dal fatto che essi sono stati esplicitamente considerati dal d.lgs. 97/2016 quali soggetti tenuti ad osservare la disciplina in materia di trasparenza e di prevenzione della corruzione».
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