Il 18 settembre 2019 sono stati presentati i risultati di uno studio FIMMG-C.R.E.A. in materia di aderenza alle terapie. «Sono ancora troppi gli italiani che si lasciano influenzare da fattori diversi e si allontanano volontariamente dalle prescrizioni mediche, con importanti ripercussioni sia sulla propria salute sia sui costi sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale», spiega la Federazione dei medici di medicina generale. Che sottolinea quelle che a suo avviso dovrebbero essere le azioni da attuare prioritariamente al fine di limitare il problema: «Semplificazione del regime farmacologico, educazione terapeutica e redazione di uno schema ad hoc per la somministrazione dei farmaci».

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La ricerca ha coinvolto 823 medici: il 6,8% con meno di 40 anni, il 4,0% tra i 40 e i 50 anni, il 31,7% tra i 50 e i 60 anni e il restante 57,5% più di 60 anni. Per loro, «gli elementi alla base dello scollamento tra terapia prescritta e atteggiamento del paziente sono diversi: presenza di disturbi cognitivi/psichiatrici, complessità della terapia, scarsa consapevolezza della malattia, comorbidità, livello culturale del paziente. Tra le ragioni riferite dagli assistiti, invece, si collocano con maggiore frequenza: il timore di effetti collaterali o la loro effettiva (o presunta) insorgenza».

L’analisi evidenzia anche quali sono «le patologie sulle quali impatta maggiormente la mancata aderenza: si tratta delle malattie croniche respiratorie (asma e BPCO), seguite dall’ipertensione arteriosa». Inoltre, «il software gestionale ambulatoriale viene considerato dai medici il miglior supporto (71,8%) al fine di monitorare l’aderenza alla terapia da parte dei pazienti. A seguire si colloca l’infermiere di studio (46,0% dei MMG che ne hanno disponibilità), che rappresenta anche la figura professionale che, oltre al medico, può meglio intervenire per migliorare l’aderenza terapeutica (69,0 per cento)». Vengono solo in parte citati invece i risultati dei farmacisti, che tuttavia hanno dimostrato in più di un’occasione di essere particolarmente utili nell’accompagnare i pazienti nel percorso di cure. Per via della capillare presenza sul territorio così come per la facilità di accesso da parte della popolazione. Inoltre, tra i medici di medicina generale, «il 79,7% degli intervistati ritiene che una maggiore informazione/formazione dei diversi operatori possa contribuire a un miglioramento dell’aderenza terapeutica; il 56,6% considera opportuno il ricorso a tecnologie evolute, anche la telemedicina, per monitorare/migliorare l’aderenza alla terapia». E anche in tutto ciò i farmacisti possono rappresentare un elemento fondamentale.

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