I progressi compiuti dalla scienza, in termini di conoscenze e applicazione dell’innovazione, hanno permesso un aumento della sopravvivenza dei pazienti e un miglioramento della qualità di vita, specie in ambito oncologico e delle malattie rare. Ma in Italia alcuni trattamenti risultano ancora di fatto non accessibili ai pazienti in quanto normative complesse concorrono a dilatare i tempi di approvazione. Basti pensare che l’iter di approvazione in Agenzia italiana del farmaco, in genere successivo all’ok dell’agenzia europea Ema, è intorno a 14 mesi cui vanno poi aggiunti i placet regionali che variano dai 129 giorni di media del Piemonte ai 279 della Basilicata. Morale, con circa 429 giorni medi di attesa per l’approvazione di una domanda il nostro Paese è 14° in Europa. Siamo ad un bivio: o abbreviamo i tempi autorizzativi, o creiamo un sistema di accesso precoce ai farmaci più efficace. In Europa qualcuno lo ha fatto.

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Garantire produzione di conoscenza a fini scientifici. Di velocizzare i sistemi d’accesso ai farmaci innovativi, quelli per i quali esiste una diagnosi certa e una cura targettizzata ma non sono certi i tempi di fruizione, si è parlato nel simposio «Map – Modelli d’accesso precoce. Superare i «confini» per essere più vicini al paziente» realizzato da Edra con il supporto non condizionato di Astrazeneca. Un confronto tra esperti del mondo scientifico, politico e istituzionale. Secondo Massimo di Maio, presidente eletto Aiom «è necessario fare il massimo per garantire uniformità di accesso alle terapie attraverso l’informazione. Il mio appello è: sfruttare le modalità di early access oltre che nell’interesse e nel beneficio del paziente, anche per garantire produzione di conoscenza a fini scientifici», ha evidenziato Massimo di Maio, presidente eletto Aiom.

Meccanismi poco adeguati ai cambiamenti in atto. Carmine Pinto, direttore oncologia medica comprehensive cancer centre, Ausl-Irccs di Reggio Emilia, sottolinea come l’Italia non sia «il fanalino di coda in Europa, siamo dopo la Germania per numero di farmaci oncologici somministrati in accesso precoce con i criteri vigenti (nota 648, Fondo Aifa 5%, acquisto in fascia C, uso compassionevole, ndr). È evidente che il sistema risente di meccanismi amministrativi poco adeguati ai cambiamenti in atto, ma tanto è stato fatto: in Italia abbiamo a disposizione quasi tutti i farmaci oncologici, anche con tempi buoni rispetto alla media europea». Per Pinto il problema è adattare al nostro ordinamento un sistema di early access efficace come il programma francese Atu – Autorisation temporaire d’utilisation – in cui il farmaco salvavita con rapporto rischio/beneficio favorevole è messo a disposizione anche prima dell’ok di Ema negoziando un prezzo con il produttore entro un tetto massimo di spesa e se del caso facendo valere delle compensazioni post-approvazione. Nel modello di «early access» tedesco si applica subito il prezzo stabilito dal produttore, poi per rivedere le tariffe si valutano i benefici ex post: in caso di disaccordo sulla fissazione del nuovo prezzo c’è un arbitrato. Pure il Regno Unito prevede condizioni di accesso precoce pre-rimborso attraverso il Cancer fund.

Superare alcune complessità burocratiche. Tra gli esperti presenti, Francesco Cognetti, presidente Foce, e Luisa Fioretto, presidente Cipomo, evidenziano l’incompatibilità temporale e la necessità di superare alcune complessità burocratiche a favore di una maggior informazione sul clinico: «Da una parte vi è molta rapidità rispetto alle acquisizioni, dall’altra alcuni aspetti normativi non sono al passo. Nella pratica quotidiana c’è poi un aspetto di complessità burocratica da considerare che, di fatto, fa desistere molti clinici dal richiedere l’accesso precoce e questo crea una disparità. È necessario insistere sulla formazione e l’informazione del clinico sul tema dei regolamenti e dei sistemi in uso».

Ridurre i costi per il Ssn e sociali. «L’accesso precoce a un trattamento innovativo efficace, comportando la guarigione, una riduzione della disabilità o un rallentamento della malattia, ha riflessi sulla qualità di vita ed economici, riducendo i costi per il Ssn (ricoveri) e sociali (giorni di lavoro persi) legati al peggioramento delle condizioni del paziente», spiega Francesco Saverio Mennini, direttore Eehta Ceis, Università di Roma Tor Vergata, past president Sihta, che riflette sulla necessità di identificare criteri di definizione e di finanziamento dei farmaci da ammettere al fast track. In particolare, «il finanziamento potrebbe venire sia dalla quota non erogata del Fondo Aifa 5%, sia dai rimborsi che l’azienda sarà eventualmente chiamata a versare come differenza di prezzo se introduciamo un sistema alla francese o alla tedesca, sia dalle quote di pay-back della spesa sostenuta restituite dalle aziende in caso si decidesse di non rimborsare il farmaco. Ove al farmaco l’Aifa riconoscesse l’innovatività, il percorso di early access si interromperebbe e si aprirebbe la porta del Fondo farmaci innovativi. I fondi per finanziare questo percorso dunque ci sono».

Modalità di avvio dell’accesso precoce. L’accesso precoce potrebbe essere limitato, almeno in prima battuta, ai farmaci già valutati da Ema in procedura accelerata con risultati innovativi e a nuovi farmaci il cui medical need e valore aggiunto venissero valutati secondo i criteri di innovatività definiti dall’Aifa, le raccomandazioni all’uso dei farmaci elaborate dall’Associazione italiana oncologia medica (Aiom) e i criteri per la stratificazione del grado di beneficio clinico dei farmaci della European society for medical oncology (Esmo).

Modalità di compensazione del prezzo. Andrebbero peraltro creati dei valori misurabili di innovatività per concedere l’accesso ai farmaci candidabili all’early access, e dopodiché si dovrebbe limitare – intorno ai 60 giorni – il tempo a disposizione della nuova Commissione scientifico-economica Aifa per valutare il dossier autorizzativo. Dopo 12 mesi, il produttore restituirebbe l’eventuale differenza tra prezzo definito per l’early access e quello infine negoziato.

In sincronia con la riorganizzazione dell’Aifa. Tra gli ospiti «politici», spicca l’intervento dell’On. Vanessa Cattoi della quinta Commissione Bilancio, tesoro e programmazione nonché coordinatrice dell’intergruppo parlamentare «Insieme per un impegno contro il cancro». «Il tema dell’accesso precoce – spiega Cattoi – procede di pari passo con la riorganizzazione dell’Aifa, che consentirà di avere una struttura più snella, passando da un «problema d’emergenza» a un modello strutturale, per approcciarsi a una situazione su cui la politica si sta impegnando affinché rientri a pieno titolo nell’ordinarietà. È necessario guardare con attenzione all’atto pratico, oltre che a quello tecnico».

Fare la differenza sulla vita del paziente. D’accordo la Sen. Beatrice Lorenzin, già ministro della Salute e membro della quinta Commissione Bilancio, come il Sen. Ignazio Zullo della decima Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, e l’On. Simona Loizzo della dodicesima Commissione Affari sociali alla Camera, che evidenziano come l’accesso precoce a terapie innovative, specie se certificate e potenzialmente disponibili sia una questione di giustizia sociale, perché possono fare la differenza sulla vita di un paziente, o migliorare la gestione di una malattia cronica rendendola più sopportabile.

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