Nel marzo 2020 sulla rivista scientifica Health policy sono stati pubblicati i risultati del lavoro di un team di ricercatori dell’Università di scienze mediche di Poznan, in Polonia. Lo studio si è prefisso l’obiettivo di analizzare la mancanza dei medicinali nelle farmacie polacche, raccogliendo le opinioni dei farmacisti su parallel trade e reverse traffic. L’analisi, condotta tra l’ottobre 2015 e il luglio 2016, si è avvalsa di un questionario anonimo costituito da 10 domande a risposta chiusa.
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L’accesso alle cure rappresenta un diritto umano fondamentale
Ciononostante, molte persone non hanno la possibilità di accedere alla farmacoterapia non solo per motivi economici, ma per la carenza di medicinali. I paesi dell’Unione europea (Ue) maggiormente colpiti dal fenomeno, oltre alla Polonia, sono Repubblica Slovacca, Repubblica Ceca, Lettonia, Spagna, Grecia, Francia, Italia. Il problema coinvolge in maniera importante anche Nord e Sud America e Asia. Nell’ultima relazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, si riporta che “la carenza di farmaci può verificarsi in vari punti della catena di rifornimento a causa di una capacità produttiva insufficiente o inesistente; problemi con i principi attivi; restrizioni finanziarie; difficoltà nelle pianificazioni; complicazioni nella gestione della catena di fornitura; aree difficilmente raggiungibili”.
La definizione di “carenza di farmaci”
L’Agenzia europea per i medicinali definisce la carenza di farmaci come un fatto che si verifica quando «l’offerta non soddisfa la domanda su scala nazionale». Nonostante le numerose ragioni che spieghino l’evento, il commercio parallelo è la causa principale. Ciò ha un impatto indiscutibile sulla salute pubblica e ripercussioni sulla compliance dei pazienti, portati ad un vero e proprio “turismo farmaceutico” alla ricerca del medicinale mancante. Se in alcuni casi è possibile offrire terapie alternative, per molti farmaci, soprattutto innovativi, l’equivalente ancora non esiste.
Un traffico legale
Sebbene il commercio parallelo nell’Ue sia legale, i farmaci non sono merci paragonabili alle altre. Il parallel trade si verifica quando i commercianti di farmaci acquistano i prodotti negli stati membri dove viene praticato un prezzo più basso, rivendendoli in altri paesi europei dove hanno un costo maggiore. In caso di riduzione dei margini sia le farmacie che i grossisti potrebbero essere portati a guardare con interesse alla distribuzione parallela per aumentare i ricavi. Questo genera anche il cosiddetto “traffico inverso”, illegale nei paesi dell’Unione, che avviene quando i magazzini di distribuzione farmaceutica ottengono medicinali dalle farmacie del territorio anziché dalle aziende produttrici o da altri magazzini.
I risultati dello studio
Ai farmacisti sono stati consegnati più di 1800 questionari, 453 dei quali sono stati inclusi nello studio. Quasi la totalità dei partecipanti (99,31%) ha dichiarato di essersi trovata di fronte all’indisponibilità di farmaci nei magazzini di rifornimento. Il 71,72% ha indicato i farmaci per il trattamento del diabete come quelli maggiormente interessati dal problema della carenza. La maggior parte dei farmacisti ritiene che il motivo alla base del parallel trade sia il basso prezzo dei farmaci in Polonia rispetto agli altri paesi Ue. Gli interventi delle autorità polacche sono considerati insufficienti dalla maggioranza dei partecipanti, per i quali una misura utile a contrastare il fenomeno sarebbe l’istituzione di un sistema di sanzioni più severo per chi esporta illegalmente i farmaci destinati alla popolazione locale.
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