La conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano (Conferenza Stato-Regioni) ha dato il via libera all’intesa recante «vaccinazione antinfluenzale: distribuzione di una quota di vaccini anti-influenzali, disponibile per ogni singola regione, attraverso il sistema territoriale delle farmacie». Nel documento le Regioni autorizzano il reindirizzamento di una quota parte dei vaccini immessi sul mercato nazionale in favore delle farmacie, affinché queste possano a loro volta distribuire i vaccini ai pazienti mediante la cessione in regime non convenzionato. Necessità emerse alcuni giorni prima nel corso dei tavoli ministeriali, legate al rischio di mancato approvvigionamento che le farmacie avrebbero corso ove si fosse presentata una maggiore domanda in vista della prossima stagione vaccinale.
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Il commento negativo di Federfarma, Fofi e Assofarm
Tuttavia, Federfarma, Fofi e Assofarm commentano negativamente la quantità di vaccini destinati alle farmacie. «La decisione di destinare alla distribuzione in farmacia solo l’1,5% dei vaccini antinfluenzali acquisiti dalle Regioni – evidenziano le sigle – non garantisce una risposta adeguata ai bisogni della popolazione attiva: appare del tutto insufficiente rendere disponibili solo 250.000 dosi a fronte di un fabbisogno stimato tra 1,2 e 1,5 milioni di dosi». In questo senso, le sigle sottolineano che «stupisce che la Conferenza Stato-Regioni abbia deciso di destinare alle farmacie una quota minima pari solo all’1,5% delle dosi totali, ben lontana da quella auspicata nello stesso documento».
Il rischio di mancata vaccinazione
Come si ricorderà, Federfarma, Fofi e diverse altre sigle di categoria avevano manifestato preoccupazioni in merito al rischio che i pazienti delle farmacie territoriali potessero trovarsi di fronte a casi di mancata disponibilità del vaccino antinfluenzale, portando di fatto alla probabile mancata copertura delle persone o categorie a rischio. «Federfarma – aveva spiegato il sindacato territoriale delle farmacie private – ha riscontrato la sostanziale impossibilità, da parte delle case farmaceutiche, di cedere alle farmacie dosi vaccinali, perché la produzione è stata assorbita dalle richieste avanzate dalle Amministrazioni regionali, i cui acquisti hanno fatto registrare un incremento medio del 43% circa, con picchi anche superiori al 100%, rispetto alle acquisizioni della pregressa stagione 2019-2020»
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