In occasione della Giornata europea degli antibiotici (Eead) lo European center for disease prevention and control (Ecdc), agenzia indipendente dell’Unione europea la cui missione è rafforzare le difese dell’Europa contro le malattie infettive, ha diffuso i risultati di un sondaggio lanciato alcuni mesi prima tra medici, infermieri, dirigenti ospedalieri, farmacisti, allevatori, veterinari, responsabili politici, organizzazioni professionali e associazioni di pazienti, istituzioni governative e grande pubblico. I risultati indicano che le conoscenze mostrate dai lavoratori che a vario titolo fanno parte del sistema sanitario sul tema dell’antibiotico-resistenza sono generalmente alte, «ma esistono gap importanti da caso a caso». Ai 18.365 partecipanti è stata sottoposta una serie di domande e soltanto il 58% del campione è riuscito a rispondere a tutte in modo corretto.
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«Abbiamo riscontrato grandi differenze in funzione del Paese di origine e della professione», spiega l’agenzia dell’Unione europea che ha promosso l’iniziativa ed ha pubblicato i risultati lunedì 18 novembre a Stoccolma, in Svezia. Ciò sebbene il 97% abbia dimostrato di essere in possesso delle conoscenze di base sui farmaci antibiotici (rispondendo a domande di notevole facilità, come nel caso di un quesito che proponeva di indicare se tali medicinali siano o meno efficaci contro i virus). Allo stesso modo, la maggioranza dei partecipanti al sondaggio (l’89%) ha spiegato di ritenersi «d’accordo» o «molto d’accordo» sul fatto che un eccessivo uso di antibiotici negli allevamenti e nei prodotti alimentari possa contribuire ad incrementare la resistenza ai trattamenti da parte dei batteri che attaccano gli esseri umani.
Altra questione emersa, è il fatto che «tra i professionisti del settore sanitario che hanno a che fare in modo diretto con i pazienti o con il pubblico, il 25% ha riportato di non avere a disposizione un accesso immediato a linee guida sulla gestione delle malattie infettive, mentre il 33% afferma di non avere in dotazione materiali utili per informare in modo adeguato sull’uso degli antibiotici e sul fenomeno della resistenza». Secondo gli autori del sondaggio, «tutto ciò suggerisce la necessità di effettuare maggiori investimenti per produrre risorse, materiali e linee guida per i professionisti della salute».
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