Che gli integratori alimentari facessero gola agli italiani non è certamente una novità. L’Osservatorio farmaci e parafarmaci di Trovaprezzi.it aveva già reso noto lo scorso aprile che «con oltre 6 milioni e 700 mila ricerche nel 2018 il mercato degli integratori e dei coadiuvanti registra un boom di interesse tra gli italiani che appaiono sempre più inclini a ricorrere al web anche per l’acquisto di prodotti destinati alla salute e alla prevenzione». Tuttavia, che gli integratori fossero utilizzati da più di un italiano su due è un dato che lascia sorpresi, sgomberando il campo da qualsiasi dubbio: i complementi nutrizionali sono sempre più usati dagli italiani nella prevenzione e per la tutela della salute. È quanto affiora dalla ricerca «Il valore sociale dell’integratore alimentare», realizzata dal Censis, istituto di ricerca socio-economica italiano fondato nel 1964, e presentata alla ventesima convention di Federsalus, il 20 giugno 2019 a Roma.

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In totale, sono 32 milioni gli italiani che fanno uso di integratori alimentari. Tra questi, circa 18 milioni li usano tutti i giorni, mentre più di 4 milioni qualche volta al mese. Gran parte degli utilizzatori, pari al 62,8%, ha un’età compresa tra i 35 e 64 anni, mentre il 60,5% sono donne. «Su 10 persone consigliate all’utilizzo degli integratori alimentari – si legge nel rapporto -, 8 seguono il suggerimento di medici o farmacisti. Preferiti dai soggetti in età attiva, sono ormai una componente stabile delle strategie individuali per assicurarsi una buona salute. E il loro valore sociale fa decollare il mercato, pari a 3,3 miliardi di euro nel 2018, con un +126% dal 2008, e l’occupazione del settore, ovvero +44% in tre anni».

Cruciale il consiglio di medici e farmacisti. L’82,4% dei consumatori infatti ha avuto un suggerimento dal medico di medicina generale o specialista o da un farmacista. La restante parte, pari al 17,6%, ha recepito il consiglio da canali diversi, tra cui familiari, amici, web, tv, riviste. Con riferimento al mercato, invece, «nel 2018 il 95% passa da farmacie (86%) e parafarmacie (9%), il residuale 5% dalla grande distribuzione organizzata». Mercato che vede l’Italia al primo posto (23%) come quota del mercato europeo, seguita da Germania (13%), Francia (9%) e Regno Unito (8%).

Consumi a doppie cifre, che tuttavia mettono i consumatori di fronte a diverse problematiche: l’utilizzo degli integratori anche in situazioni in cui non se ne ravvisi l’effettivo bisogno e, in aggiunta a ciò, le possibili interazioni con altre terapie in corso. Ad accendere i riflettori su questo tema era stata l’Unione nazionale farmacisti titolari di sola parfarmacia (Unaftisp), segnalando un uso troppo disinvolto, facendo leva sulla necessità di informare meglio i consumatori sulle possibili interazioni ed effetti collaterali degli integratori. Altra problematica, tirata in ballo dall’Associazione scientifica farmacisti italiani (Asfi), riguarda l’aspetto legislativo che favorirebbe un uso «disinvolto» degli integratori. Nello specifico, «la continua e crescente immissione in commercio di nuovi prodotti salutistici – aveva spiegato l’Asfi -, notificati presso il ministero della Salute come “integratori alimentari”, ma poi propagandati presso la classe medica come se fossero veri e propri medicinali dotati di proprietà terapeutiche, da prescrivere su ricetta, è profondamente preoccupante». Problematiche che rappresentano l’altro lato della medaglia e dunque gettano ombre sul boom commerciale del segmento.

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