«Ciclicamente si torna a parlare di numero chiuso o programmato per gli aspiranti farmacisti nelle Università italiane, se ne parla come la “madre” di tutte le soluzioni al problema sempre crescente della disoccupazione nel settore». E’ quanto spiega un comunicato del MNLF, tornando sull’argomento “disoccupazione farmacisti”. In tal senso, Fabio Romiti, vice presidente del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, ritiene che «il problema della disoccupazione per i farmacisti italiani esiste», puntando il dito contro le «risposte», definite come «vecchie, comode e prive di fantasia». In tal senso, il dirigente ritiene che «il numero chiuso non è una soluzione, ce lo dicono esperienze di altri Paesi e ce lo dice il fatto che una misura del genere finirebbe semplicemente per favorire solo chi avesse le possibilità per andare a prendersi la laurea altrove. Il merito s’impone durante il corso di studi, non stabilendo a tavolino il numero di chi quel percorso lo deve fare».
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Anche la Fofi è tirata in ballo, infatti, aggiunge Romiti, «da tempo è bloccata sul numero chiuso all’Università e questo fa si che si perdano opportunità e possibilità. Tempo prezioso che nessuno si può permettere di lasciarsi sfuggire con soluzioni “immaginifiche” come la farmacia dei servizi che ormai compie dieci anni e più di dibattiti senza che nessuno riesca a spiegare con quali fondi verrebbe finanziata».
«Un esempio – spiega -, dove ci appare latiti l’interesse della Federazione, è quello della Puglia, ove noi abbiamo fornito il nostro appoggio tecnico e politico alla proposta di legge del neo assessore Borraccino, che prevede una cosa semplice, ma importante: ove si dispensa farmaco questo deve avvenire sotto la responsabilità di un farmacista. Quindi case di cura, cliniche private, case di riposo e tutti i luoghi ove ad oggi sono altri ad occuparsi dei farmaci».
Vincenzo Devito, presidente del MNLF, con riferimento al sistema delle università, «già prevede ostacoli normativi che riducono le capacità occupazionali. Ergo, sorge spontaneo domandarsi se tale proposta non sia più finalizzata a mantenere in vita tali ostacoli che a risolverne il problema. Ma questa – continua Devito – è un’altra partita che pur giocandosi su altri tavoli, ha riflessi importanti anche sulla disoccupazione dei farmacisti italiani».
L’invito del MNLF è di guardare al tema della disoccupazione cercando soluzioni inclusive senza chiudersi in un recinto che verrebbe facilmente divelto. «Il nostro chiodo fisso – conclude – non deve essere quello di ridurre il numero di laureati in farmacia, ma quello di come dare loro lavoro.
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