«Le parafarmacie non sono una anomalia». A dichiararlo è stato Vincenzo Devito, aprendo l’assemblea pubblica organizzata dal Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e dalla Confederazione Unitaria Libere parafarmacie italiane a Cosmofarma. Il MNLF si è detto «non rassegnato agli esiti del Ddl concorrenza fresco di approvazione in Senato» e anzi desideroso di «rilanciare la battaglia per la libertà di esercizio della professione».
Il vice-presidente dell’associazione Fabio Romiti ha quindi spiegato che «chi vi dice che le parafarmacie sono una “anomalia” italiana lo fa in maniera strumentale. Si tratta di una definizione creata ad arte, della quel si capisce sin troppo bene che l’obiettivo finale è di togliere di mezzo proprio l’esperienza delle parafarmacie. Le chiacchiere, perché tali sono, su possibili scenari di trasformazione delle parafarmacie in farmacie sono specchietti per le allodole di chi avendo completamente cambiato le proprie politiche su questi temi, leggi Pd, cerca di recuperare consenso elettorale facendo promesse. Promesse di cui non si capisce il percorso e la fattibilità, ma di cui si comprendono, sin troppo bene, le finalità elettorali. La vera anomalia italiana non sono le parafarmacie ma il binomio farmaco/farmacista. Un binomio che si è tentato di spezzare a più riprese (vedi disegno di legge Gasparri/Tomassini) e che anche oggi, senza dichiararlo apertamente, si vorrebbe cancellare per Sop e Otc». Romiti ha quindi ribadito la posizione a favore della liberalizzazione dei farmaci di fascia C. «Alcuni dicono che le parafarmacie sono un’esperienza fallimentare – ha aggiunto Devito -. Io contesto questa affermazione. Certo, come in tutte le attività imprenditoriali, alcuni hanno fallito per scarsa preparazione o negligente valutazione iniziale, ma la maggioranza crea ricchezza e, cosa importante, crea lavoro». All’assemblea sono intervenuti quindi alcuni farmacisti, che hanno raccontato le propri esperienze. C’è chi ha raccontato di aver «abbandonato, dopo il decreto Bersani, il ruolo sicuro di direttore di farmacia per intraprendere un percorso di libertà». Mentre una professionista pugliese riferisce poi di essere «stanca ma felice quando torno a casa la sera: ho dato lavoro ad un collega a tempo pieno ed è proprio nella dimensione della parafarmacia che mi sento appagata nella mia professione, perché nella realtà è solo nei farmaci d’automedicazione ove il farmacista può esprimersi appieno, lì dove senza ricette sceglie il farmaco per risolvere uno specifico problema. Io mi diverto e malgrado davanti al mio esercizio ora abbiano aperto una farmacia, prendo quotidianamente le mie soddisfazioni anche economiche. Il nostro è un riscatto della professionalità, della nostra indipendenza».
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