Dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale della legge regionale del Piemonte che consentiva di effettuare alcuni esami di autodiagnostica anche nelle parafarmacie, la deputata del Partito democratico Silvia Fregolent ha lanciato una proposta. Attraverso il proprio profilo Facebook la parlamentare ha spiegato che quello affrontato dalla Consulta rappresenta «un tema su cui mi sono confrontata e su cui ho discusso molto. Ho ascoltato tantissime opinioni, anche molto diverse dalle mie. Tutti siamo d’accordo su un punto: le cose devono cambiare. Il processo di liberalizzazione iniziato nel 2006 ha illuso in particolar modo i farmacisti titolari di parafarmacia, dando vita ad un’anomalia tutta italiana che ha portato a una grave emergenza. Oggi molti stanno chiudendo o hanno chiuso, e la situazione attuale sta mettendo a rischio 1.200 posti di lavoro, oltre a quelli già persi (strozzati anche dalla concorrenza della grande distribuzione organizzata)».
È per questo che secondo Fregolent è necessario fornire «una risposta immediata che non può prescindere da un riassorbimento (che non è una sanatoria). Questo deve essere espresso attraverso, per esempio, una graduatoria per soli farmacisti titolari di parafarmacia. Deve però tenere conto di alcuni vincoli: una distanza minima (per tutelare le farmacie esistenti), l’esclusione di titolari di farmacia che possiedono una parafarmacia, il divieto di vendita per i prossimi 10 anni, il requisito di idoneità professionale, l’anzianità lavorativa e di titolarità di parafarmacia. In questo modo possiamo salvare i farmacisti titolari di parafarmacia, non tralasciando coloro che hanno mandato in fumo i loro investimenti e sono rimasti senza lavoro». La deputata democratica ricorda infine che sulla questione «si sono già più volte espressi anche i relatori del Ddl Concorrenza, Tomaselli e Marino, nonché la presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato, De Biasi con una proposta che non comporta alcun impegno di spesa, essendo a costo zero e risolvendo definitivamente un problema lavorativo e professionale che non può più essere rimandato. Anche l’opposizione deve condividere, per senso di responsabilità, la necessità di risolvere questa emergenza».
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