conasfaConasfa concorda con la proposta di Sinasfa e di Asfi di introdurre il divieto di estendere agli iscritti agli ordini professionali (anche per le professioni diverse da quella di farmacista) lo svolgimento di tirocini di “formazione ed orientamento” sull’esempio del Piemonte.
Infatti, la policy sullo stage applicata dall’Università e vigente in Piemonte per l’attivazione dello stage in farmacia, prevede il suo utilizzo per laureati in Farmacia che non siano già iscritti all’Ordine. Ricordiamo che prima della riforma Fornero (Legge n. 92 del 2012) lo stage post laurea era già molto diffuso in diversi settori, meno strutturato e spesso neanche retribuito. Purtroppo però questa riforma non ha messo sufficienti paletti contro il rischio di abuso dello stage e per i farmacisti neolaureati si sono generati dei risvolti negativi. In primis lo stage è stato introdotto in un settore come la farmacia dove prima non esisteva, e in alcuni casi viene utilizzato come una forma di lavoro a basso costo e a rotazione. Nella sostanza costituisce una sorta di “ripetizione” del tirocinio curriculare già svolto dal laureando. Nella farmacia territoriale lo stage perde il suo significato sia per quello che riguarda l’aspetto formativo (già avvenuto con il tirocinio curriculare), che l’orientamento (le farmacie del territorio hanno tutte aspetti lavorativi molto simili). A ciò si aggiunge il problema del pagamento della quota Enpaf che è possibile in forma ridotta solo nel caso di contemporanea iscrizione al centro per l’impiego e sottoscrizione della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, nel caso in cui lo stage post laurea sia svolto da farmacisti iscritti all’Albo. Questo poiché secondo l’Enpaf, questa forma di assunzione non costituisce esercizio della professione. A seguito delle affermazioni del prof. Cini sul fatto che in caso di stage è incerta la possibilità di ottenere la certificazione dell’esercizio professionale svolto, da parte del servizio farmaceutico, Conasfa chiede un urgente chiarimento alla FOFI su questo punto.
In conclusione possiamo affermare che lo stage post laurea si dimostra uno strumento poco utile ai fini occupazionali per i farmacisti in quanto aumenta la precarietà lavorativa e genera oltremodo una situazione molto confusa a livello normativo. Ben venga quindi l’esempio del Piemonte.

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