mnlfIl Movimento Nazionale Liberi Farmacisti torna a chiedere al Paese un’accelerazione, citando due grandi istituti internazionali: la Banca Centrale Europa, che per bocca del suo presidente Mario Draghi ha spiegato che «per evitare una generazione perduta occorre agire velocemente». E il Fondo Monetario Internazionale, che ha affermato: «C’è una forte necessità di riforme di portata sostanziale, perché esse possono aumentare i potenziali livelli di produzione e occupazione nel medio periodo». «È davvero incomprensibile – ha commentato in una nota il MNLF – il fatto che al di fuori del nostro Paese sia così chiara la strategia per accelerare la crescita e di conseguenza l’occupazione, mentre in Italia si continuano a fari passi indietro a cominciare dal Ddl Concorrenza. Continuare a bloccare i mercati, sbarrare le porte a nuovi attori è una politica economica che non paga, è la politica della stagnazione. Difatti, il Pil cresce troppo lentamente e il debito non viene modificato in maniera sensibile». Secondo l’associazione di farmacisti, «tra le tante cause di questa situazione, oltre alla “tiepida” fiducia dei consumatori, c’è proprio il corporativismo che frena lo sviluppo. Bisogna tornare a scommettere sui giovani e sulla libera impresa. Lo strumento può essere il Ddl Concorrenza a patto che si inverta completamente la strada intrapresa e si torni sulla via tracciata dall’Autorità Garante della Concorrenza».
«Per il settore farmaceutico – ha ribadito ancora il movimento – invece di creare oligopoli che non stimolano reale concorrenza, è necessario liberalizzare i farmaci con obbligo di ricetta pagati direttamente dai cittadini. Il nuovo ministro dello Sviluppo dovrà avere la forza e la libertà necessarie per dare un nuovo volto ed indirizzo al disegno di legge». Ciò perché «tutti gli organismi nazionali ed internazionali, la Commissione Ue, l’Ocse, le associazioni di consumatori e gli economisti ci invitano ad avere più coraggio. Se, al contrario, a prevalere sarà la conservazione il Paese correrà il rischio di prendere una strada cieca e senza uscita».

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