Un unico gruppo di distribuzione gestito dai farmacisti o un numero ristretto di distributori, l’importante è che si segua la via dell’aggregazione per competere con l’ingresso dei capitali, ormai ineluttabile. Così il presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone commenta a FarmaciaVirtuale.it le recenti proposte avanzate in risposta agli scenari aperti dal ddl concorrenza in esame in Parlamento, tanto da numerosi colleghi quanto in particolare dall’ex presidente di Federfarma Caserta Francesco Pragliola e dal presidente di Federfarma Roma, Vittorio Contarina. Quest’ultimo ha lanciato la sfida di un unico gruppo distributivo gestito dai farmacisti italiani, suggerendo un’assemblea straordinaria di FederFarmaco e Federfarma Servizi in cui mettere all’ordine del giorno la questione, mentre Pragliola ha sottolineato che «se i farmacisti vogliono contrastare una fine ormai prossima sia per i piccoli che per i grandi, non resta che identificarsi con un’unica realtà che è FederFarmaco, nella quale dovranno fondersi tutte le cooperative per operare come unico distributore e produttore di farmaci e parafarmaci, affiancata da Federfarma Servizi per la formazione, per le attività di marketing e di merchandising e da una società finanziaria per il sostegno alle farmacie in difficoltà o per rilevare gli esercizi in fallimento».
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«Sicuramente – spiega Mirone a FarmaciaVirtuale.it – il ddl concorrenza ha smosso le coscienze dei farmacisti verso movimenti di tipo aggregativo, e questo ci fa piacere. Da dove arrivi questo stimolo non è importante, l’importante è raggiungere l’obiettivo. Ci sono diversi processi in corso di aggregazione tra società di farmacisti, si sta diffondendo la consapevolezza che è fondamentale percorrere questa via. Da qui ad arrivare a un’unica società si deve però passare per gradi, questo ci induce a procedere sì rapidamente, ma considerando le peculiarità delle realtà esistenti. Noi ci stiamo muovendo, ci stiamo confrontando per capire qual è la strada, indipendentemente da che si formi un’unica società o un numero ristretto. Non escludo nessuna ipotesi, sia un’unica società di farmacisti che tre o quattro entità, collaborative tra loro. Rispetto al panorama attuale serve una concentrazione, e questo sta già accadendo». Quanto alla proposta di Pragliola, il numero uno di Federfarma Servizi sottolinea che nel caso di un’unica realtà «potrebbe anche essere FederFarmaco, ma ci possono essere diversi scenari. L’incognita principale è l’ingresso del capitale nelle farmacie. Più che giudicarlo positivamente o negativamente, lo vedo come un dato di fatto, al di là di quello che sarà il licenziamento del ddl concorrenza e in che forma verrà approvato dalle Camere. È ineluttabile che questo ingresso prima o poi ci sia, è il mercato che lo imporrà. Anche le altre realtà europee confermano che è questo lo scenario, volenti o nolenti. Può essere una cosa positiva nel momento in cui i titolari si rendano conto della necessità di delegare delle competenze a un livello centrale, che sia in grado di organizzare meglio certe funzioni».
«Il farmacista – continua Mirone – è un ottimo operatore sanitario, ma spesso non è altrettanto bravo come imprenditore. La farmacia però deve essere sostenibile, dare reddito al farmacista e ai collaboratori. L’ingresso del capitale può accelerare il processo di ammodernamento: per competere con queste realtà sarà ineluttabile cambiare il modo di operare, e da soli non si potrà mai confrontarsi con soggetti che hanno tali risorse e forze. Se alle spalle invece c’è una centrale che consente di organizzare meglio il lavoro, il farmacista avrà anche più tempo per dedicarsi alla sua professionalità di operatore sanitario». Quali, però, i tempi per questi processi? «Credo che il 2016 – conclude Mirone – segnerà l’inizio del nuovo corso; noi abbiamo già attivato un dialogo interno per arrivare a delle proposte con cui confrontarci con gli altri soggetti della categoria, con cui siamo comunque costantemente in contatto».
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