tagli alla sanitaAdesso è ufficiale: il fondo sanitario nazionale subirà tagli – ulteriori – per 2 miliardi e 300 milioni di euro. La Conferenza Stato-Regioni di oggi ha siglato l’accordo. Francamente non condivido né le dichiarazioni entusiastiche di Chiamparino, né le giustificazioni di Emiliano su una intesa che non avrebbe proprio dovuto esserci, perché non avrebbero dovuto esserci altri tagli lineari ad un comparto che, come giustamente osserva lo stesso ministro della Salute, ha già dato.
Ma se ha già dato, non si capisce perché continui a dare invece che essere salvaguardato da un lento e sistematico smantellamento. Lotta alla corruzione e agli sprechi e l’attuazione di una nuova governance che punti alla qualità della spesa, all’appropriatezza delle prestazioni e al potenziamento della sanità territoriale e degli organici per migliorare i servizi, laddove invece molte regioni, mostrano una latitanza paurosa: questi i punti dirimenti.
Soprattutto, occorre ricordare che hanno già ampiamente dato in particolare i cittadini e anche gli operatori sanitari, insieme alle aziende che operano nel settore, costretti a subire tassazioni insostenibili, normative farraginose e tetti di spesa incongruenti.
Augurandoci che nel 2016 non si effettuino davvero altri tagli che sinora non hanno prodotto certo un miglioramento dei livelli essenziali di assistenza e aspettando di vedere come saranno allocate le risorse, accolgo con favore le parole del ministro Lorenzin nel messaggio inviato all’Assemblea di Farmindustria, in merito alla necessità di avviare finalmente una nuova fase su stabilità normativa, rapidità di accesso ai farmaci innovativi, superando la frammentazione regionale in sanità e riequilibrando concretamente i poteri e le competenze fra Stato e Regioni.
Il settore della farmaceutica che – voglio ricordarlo – è leader in Europa insieme alla Germania – non potrebbe sopportare altri tagli. Bene, quindi, il tavolo previsto a settembre che deve essere una opportunità per individuare soluzioni efficaci, a tutela del comparto, ma anche della salute dei cittadini. Penso, per esempio all’allarme lanciato da Assobiomedica sulle conseguenze dell’applicazione di un tetto di spesa irrealistico del 4,4% sui dispositivi medici – senza i quali una struttura ospedaliera non può garantire le prestazioni sanitarie – e sul meccanismo deleterio del payback.
Queste criticità vanno affrontate e risolte se non si vogliono abbassare le soglie della qualità dell’assistenza sanitaria pubblica già in forte difficoltà”.
Lo dichiara in una nota il sen. d’Ambrosio Lettieri (Conservatori e Riformisti italiani), componente Commissione Sanità del Senato.

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