Una farmacista del Friuli Venezia-Giulia si era rifiutata di dispensare una confezione di Norlevo ad una paziente. Ciò ha portato ad un contenzioso giudiziario, che è stato risolto dal tribunale di Gorizia a favore della stessa farmacista. A darne notizia è il Messaggero Veneto, che riporta le dichiarazioni particolarmente del presidente del Movimento per la vita, il parlamentare Gian Luigi Gigli, secondo il quale i giudici hanno «solennemente riaffermato il primato della coscienza sulla legge. Si tratta di un tema che diventerà sempre più pressante a causa degli sviluppi della ricerca biomedica e delle applicazioni tecnologiche in ambito sanitario».
Lo stesso deputato ha quindi aggiunto che «il rifiuto da parte della farmacista era stato motivato invocando la clausola di coscienza e il codice deontologico dei farmacisti, che impegna il professionista ad operare “in piena autonomia e coscienza professionale, conformemente ai principi etici e tenendo sempre presenti i diritti del malato e il rispetto della vita”. Nella consulenza scientifica a difesa, il professor Bruno Mozzanega, docente della Clinica Ostetrica presso l’università di Padova, nonché membro del consiglio direttivo del Movimento per la vita, ha richiamato con chiarezza “l’equivoco scientifico con cui si cerca di oscurare il potenziale abortivo delle pillole dei giorni dopo, nascondendone il loro effetto antinidatorio, con cui impediscono l’attecchimento del nuovo embrione sulla parete uterina”».
Gigli aveva presentato una proposta di legge in materia di obiezione di coscienza dei farmacisti. Tuttavia, spiega a FarmaciaVirtuale.it, «l’iter purtroppo non è stato ancora avviato. Come spesso capita in Parlamento, il percorso è più o meno preferenziale a seconda degli interessi di chi comanda. Però credo che questa sentenza, della quale attendiamo di conoscere le motivazioni per comprenderne la portata, potrebbe rilanciare la proposta. Il legislatore non può più immaginare l’obiezione di coscienza come qualcosa di confinato ai temi dell’interruzione volontaria di gravidanza, alla fecondazione artificiale e alla sperimentazione animale. Il discorso va riaperto, anche in funzione dell’evoluzione futura della medicina. È inoltre una questione di democrazia: un professionista non può essere ridotto a mero esecutore tecnico delle richieste del paziente».
Il Messaggero Veneto riporta tuttavia l’opinione contraria di Daniela Fantini, ginecologa di Milano, che in un’intervista video spiega: «L’Agenzia italiana del farmaco ha stabilito che la pillola del giorno dopo, o dei cinque giorni dopo, non è abortiva. Per questo motivo i farmacisti non possono appellarsi all’obiezione di coscienza». Il dibattito tra favorevoli e contrari resta dunque aperto e divide decisamente sia il mondo politico che quello scientifico.
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