dossier farmaceuticoRisale all’11 novembre la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del regolamento sul Fascicolo sanitario elettronico (FSE) contenuto nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri numero 178 del 29 settembre 2015. Un passo fondamentale del percorso di digitalizzazione della sanità: conterrà infatti i dati sanitari di ogni cittadino, dalle prescrizioni alle visite effettuate. Ma non mancano i punti critici, soprattutto sul Dossier farmaceutico (DF), ovvero l’elenco dei farmaci prescritti dal medico ed erogati dalle farmacie. È quanto sostiene Federfarma, che chiede al ministero della Salute di intervenire.

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L’articolo 12 del decreto legge 179/2012 che istituisce il Dossier farmaceutico, infatti, recita: «Per favorire la qualità, il monitoraggio, l’appropriatezza nella dispensazione dei medicinali e l’aderenza alla terapia ai fini della sicurezza del paziente, è istituito il dossier farmaceutico quale parte specifica del FSE, aggiornato a cura della farmacia che effettua la dispensazione». Il comma 3 stabilisce che ad alimentare il FSE siano «i soggetti che prendono in cura l’assistito nell’ambito del Servizio sanitario nazionale», categoria in cui rientrano anche le farmacie. Ma – obietta Federfarma – il regolamento impedisce di applicare concretamente queste disposizioni. Una tabella nel suo disciplinare tecnico, infatti, censisce tutte le figure professionali coinvolte (farmacista, direttore sanitario, medico di famiglia o pediatra, infermiere, assistito ecc.) e stabilisce quali di loro abbiano facoltà di lettura e/o scrittura delle singole tipologie di dati del paziente. Ne emerge che il farmacista ha facoltà di lettura solo dei dati anagrafici, prescrittivi e di quelli sul consenso e ha facoltà di scrittura solo relativamente a questi ultimi. Si va così a creare, afferma Federfarma, una situazione contraddittoria: la legge attribuisce al farmacista la possibilità di aggiornare il Dossier farmaceutico, ma il regolamento glielo impedisce. Ne risulterebbe uno strumento inevitabilmente lacunoso, che conterrebbe soltanto le prescrizioni del medico e nulla potrebbe dire sui farmaci (con o senza prescrizione) effettivamente dispensati.

Per giunta, continua la Federazione, impedire al farmacista l’accesso ai dati clinici significa privarlo di informazioni fondamentali per svolgere nel modo ottimale il proprio ruolo. Ad esempio i dati su allergie e reazioni avverse a farmaci e alimenti, vaccinazioni, rilevazioni della pressione arteriosa, terapie farmacologiche in atto, protesi, impianti e ausili, terapie croniche in atto, assistenza domiciliare integrata. «Si ritiene che queste questioni debbano essere affrontate, in quanto il dossier farmaceutico è uno strumento informatico di importanza strategica per consentire al farmacista in farmacia di offrire ulteriori servizi professionali comunque legati alla dispensazione del farmaco, in linea con le più moderne prassi internazionali e con i più recenti documenti e atti normativi di programmazione sanitaria», chiosa Federfarma.

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