Sostanze pericolose per diete dimagrantiLa questione era stata affrontata una prima volta il 13 aprile scorso, quando il programma Mi manda Raitre si era occupato di «diete che mettono a repentaglio la nostra salute», raccontando la storia di una mamma finita sulla sedia a rotelle nel 2014 a causa dell’assunzione di una preparazione galenica contenente fenilpropanolamina, anoressizzante a base di anfetamina, e altre sostanze. Nella trasmissione era intervenuto Andrea Mandelli, presidente della Fofi, che in merito al farmacista che ha allestito la preparazione aveva spiegato che «al medico è in capo la responsabilità delle scelte terapeutiche. Non ho visto la ricetta che è stata consegnata al farmacista, ma è evidente che quest’ultimo deve tenere presente quali sono le sostanze vietate dal ministero. Occorre saper anche dire dei “no”». Sollecitato quindi sulle sanzioni da comminare in caso di comportamenti scorretti, Mandelli ha dichiarato: «Domani chiederò di mandarmi la ricetta, la inoltrerò all’ordine provinciale di competenza che valuterà il caso». Il 4 maggio la trasmissione Rai è tornata sulla questione, sottolineando attraverso un esperto in studio che «non soltanto il bupropione cloridrato, ma anche la fenilpropanolamina, la metformina, il triac e la fluoxetina sono vietate a tale scopo. L’unica sostanza non vietata è l’aloe estratto secco. Gli effetti collaterali di tali sostanze comportano un’azione sul centro dell’appetito: si tratta di anoressizzanti». Mandelli è intervenuto nuovamente, spiegando dapprima che «non si può andare da un medico per perdere tre chili, bastano una dieta e l’esercizio fisico. È un messaggio generale. Detto questo, il giorno successivo alla trasmissione ho diramato una circolare e il 21 aprile abbiamo inviato l’incartamento all’Ordine provinciale di competenza, che ha avviato l’iter per l’audizione dell’iscritto. Noi ordini abbiamo chiesto da sempre che la disciplina deontologica proceda su un asse diverso rispetto alla magistratura. Il problema è che in caso di rilevi penali noi dobbiamo sospendere il procedimento in attesa che la giustizia finisca i propri accertamenti, anche perché interrogando la persona potremmo inquinare le indagini o chiedere documenti coperti da segreto istruttorio. Ci è capitato di forzare la mano su un famoso caso di doping nazionale qualche anno fa, andando provocatoriamente oltre, però alla fine purtroppo il nostro provvedimento è stato inficiato proprio perché effettuato in parallelo ad un percorso penale». Un avvocato in studio ha quindi chiesto al presidente dell’Ordine dei farmacisti: «Perché non dare specifiche indicazioni ai farmacisti, quando si trovano di fronte a ricette di questo tipo?». Mandelli ha replicato: «Mi spiace entrare nel caso singolo, ma se guarda con attenzione quella ricetta, se ne evince che il medico si è assunto la responsabilità della prescrizione. Il farmacista da quel documento, avulso dal contesto, non riesce a capire esattamente la faccenda. Sicuramente l’assunzione di responsabilità del medico non lo facilita, perché la diagnosi non è specificata: non sappiamo per quale ragione lo specialista abbia scelto quella terapia».

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