abusivismo professionale farmacia«A distanza di sei mesi, nulla è cambiato»: questa la posizione del Presidente del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti Vincenzo Devito sul tema dell’abusivismo professionale, trattato da FarmaciaVirtuale.it nel febbraio scorso, in seguito a un servizio di Striscia la Notizia su illeciti avvenuti in alcune farmacie comunali della società di servizi pubblica Asm di Garbagnate Milanese. Tra i comportamenti scorretti più diffusi, la presenza dietro i banconi di vendita di persone non qualificate, come i magazzinieri, non laureate e non iscritte all’Ordine. Dopo le segnalazioni, la Federazione dell’Ordine dei farmacisti italiani aveva provveduto a inviare una circolare, richiamando l’attenzione degli Ordini provinciali su «un’adeguata e tempestiva vigilanza sul corretto esercizio della professione, in quanto condotte non conformi alla legge ed alla deontologia non possono essere tollerate e arrecano un grave pregiudizio all’immagine della professione». Il monito non ha però portato frutti concreti, secondo Devito. «Sono delle situazioni già conclamate, che purtroppo stanno diventando la normalità – spiega – Non ci sono denunce, l’Ordine può fare qualche richiamo, ma si continua come prima. Il problema sono i farmacisti che spesso si nascondono dietro un alibi, quello dell’articolo 122 del Testo Unico, secondo cui ogni forma di medicinale può essere distribuita sotto la diretta responsabilità del farmacista. Il più delle volte, – prosegue Devito – queste figure professionali si difendono dicendo “Io ero dietro il banco, ho solo chiesto a chi si trovava al mio fianco di andare a prendere il farmaco”. Nel contatto con il pubblico ci vuole la conoscenza. I controlli non ci sono, oppure sono preceduti da una telefonata. Quando si ha la percezione che in una farmacia ci siano comportamenti sbagliati, – dice il presidente Mnlf – sarebbe opportuno cercare un vigile urbano o una persona che possa fungere da testimone e portarlo sul luogo. Purtroppo questo non avviene. Bisogna denunciare, ma non c’è la volontà di farlo da parte dei collaboratori che lavorano all’interno, perché rischierebbero di perdere il posto». Secondo Devito, nelle farmacie italiane, «ci sono molte mele marce. Basta fare un giro a vedere – dice – Solo in Italia succedono queste cose. In altri paesi europei non si trovano tante situazioni anomale come nel nostro Paese. La soluzione a mio avviso – conclude Devito – consiste nel portare il collaboratore allo stesso livello del titolare. Io sono un paladino della libertà di esercizio professionale. Tutti i laureati dovrebbero poter aprire una farmacia, anche se non convenzionata”.

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