Dal 10 di luglio, come confermato dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, sarà possibile anche in Italia per farmacie e parafarmacie la vendita online su siti web autorizzati di medicinali senza obbligo di ricetta. Una via aperta in seguito al recepimento della direttiva europea 62/2011, a cui ha fatto seguito lo scorso giugno l’adozione da parte della Commissione europea di un regolamento attuativo che fissa una serie di prescrizioni con l’obiettivo, almeno sulla carta, di arginare i rischi di pratiche irregolari quando non propriamente illegali. Misure precauzionali che non convincono, però, tutti gli operatori del settore. «A mio parere la direttiva e il decreto attuativo presentano una serie di punti deboli», afferma Pasquale Marzano, farmacista e imprenditore del web (www.farmacia.it). Qualche esempio: gli operatori che intendano avviare la vendita di farmaci online sono tenuti a comunicare alla Regione o ad autorità locali individuate dalla Regione alcune informazioni, che devono essere tempestivamente aggiornate in caso di modifiche, quali la denominazione, partita Iva, indirizzo del sito logistico, data di inizio dell’attività di commercio via web; comunicazione che, sottolinea Marzano, avrà risposta in tempi differenti da Regione a Regione «creando, di fatto, un serio ostacolo alla concorrenza e alla libera circolazione delle merci».
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Un’altra questione riguarda poi il fatto che i siti autorizzati alla vendita dovranno utilizzare un logo comune europeo che avrà un link al portale del ministero della Salute, il quale dovrà pubblicare un elenco di tutti i soggetti accreditati al commercio sul web. «Tale collegamento – continua Marzano – non costituisce un’efficace protezione contro le falsificazioni o la vendita di prodotti online, dal momento che sarà possibile effettuare siti-copia con la stessa grafica ma con vendite operate da malintenzionati senza scrupoli che potranno vendere prodotti non autorizzati o contraffatti, incassare e non consegnare». Per ovviare a questo rischio Marzano propone l’istituzione di un registro web gestito da un ente certificatore, in modo da garantire che il dominio della farmacia sul quale si sta effettuando un acquisto non sia un falso e che la farmacia sia effettivamente in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie.
Oggi registrare un dominio “.it” è infatti molto semplice, sia che si decida di procedere col fai da te o appoggiandosi a un fornitore di servizi web. Basta rivolgersi al NIC (Network Information Center) italiano, che da noi è gestito dal Cnr di Pisa e si occupa di tenere il registro dei nomi a dominio italiano. Come esiste questo registro, afferma Marzano, così dovrebbe esserne istituito uno tenuto da un organo Federfarma – che rappresenterebbe la quasi totalità delle farmacie italiane – in sinergia con un ente certificatore, che a tutela della salute dei pazienti-consumatori controlli e attesti i requisiti richiesti per operare online e il regolare processo di compravendita. Pur nell’autonomia di realizzazione dei siti da parte di farmacie e parafarmacie, i domini potrebbero contenere nell’indirizzo la dicitura “pharmacert”, suggerisce Marzano, per renderli immediatamente riconoscibili in quanto controllati e garantiti da Federfarma.
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