Parole chiare e molto dirette sull’organizzazione della campagna vaccinale arrivano da Farmacieunite, che alza la voce per far sapere che ancora troppi farmacisti sono esclusi dagli elenchi di chi riceverà la somministrazione nelle prossime settimane o hanno grandi difficoltà nel prenotare la propria dose. «Non si sa bene in quale categoria rientrino i circa 70.000 farmacisti, ma pare che per alcune regioni o Asl o Usl che dir si voglia, siano fantasmi e ad oggi non sono stati inseriti nell’elenco di chi a breve si debba vaccinare. Passati dalla fase 1 alla fase 2 senza colpo ferire», spiega Farmacieunite in una nota, in cui riprendendo parola per parola il testo governativo, riscontra ambiguità nel collocare la figura del farmacista nelle categorie aventi diritto a ricevere il vaccino nelle prime fasi della campagna.

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Farmacisti non vaccinati potrebbero somministrare i vaccini

«Si è aperta la prenotazione per la vaccinazione degli ultra ottantenni in molte regioni – afferma Farmacieunite – e in alcune di queste si potrà prenotare anche in farmacia, dai farmacisti non ancora vaccinati. E forse anche vaccinarsi dai farmacisti non vaccinati. Non si tratta di avere precedenza su altri o di una lamentela piagnucolosa, ma ci sono percentuali che motivano qualche ragionevole sospetto: troppi vaccini effettuati a persone che non hanno motivo a una priorità, che probabilmente fanno smart working o non incontrano quotidianamente cittadini potenzialmente infetti». La protesta, che si unisce a quelle recentemente espresse da altre organizzazioni e rappresentanti di categoria parte dalla considerazione che per sua natura l’attività del farmacista prevede un contatto costante con il pubblico, l’apertura continua della farmacia (anche in caso di lockdown) e la consegna a domicilio di farmaci ai malati. Situazioni che mettono i professionisti del settore a rischio di essere contagiati e di contagiare a loro volta. «Le farmacie – ribadisce Farmacieunite – sono tra i pochissimi esercizi pubblici che sono stati e devono rimanere sempre aperti, non c’è lockdown, colorazione di regione o malattia che valga; i farmacisti sono a contatto quotidiano con oltre tre milioni di cittadini e non esiste, ovviamente, lo smart working. I farmacisti effettuano servizio al banco e consegne a domicilio ai malati Covid-19 che non possono uscire di casa».

L’amarezza di FarmacieUnite e la richiesta di certezza

La sigla di categoria torna a rievocare lo sforzo che i farmacisti hanno sostenuto lo scorso anno, durante il lockdown totale della popolazione, nel continuare la propria attività quotidianamente, un impegno profuso che sembra ora dimenticato. «Meno di un anno fa – sottolinea Farmacieunite – quando l’ordine era “stiamo a casa”, i farmacisti, insieme a infermieri e dottori, uscivano per aprire la farmacia, erano tra i protagonisti della resistenza alla diffusione al Covid-19. Ora, in molte parti del territorio italiano, semplicemente dimenticati. Come associazione di farmacie raccogliamo tutti i giorni testimonianze di colleghi che non sanno quando saranno vaccinati, chiediamo una data per il loro vaccino ma otteniamo risposte evasive. La richiesta è semplice: si chiede di pianificare una data, comunicarla agli interessati e mantenere la promessa. Ma forse si chiede troppo».

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