
Una manovra di aggiramento dunque? Secondo il quotidiano transalpino, l’intreccio è complesso e assomiglia ad un match di pugilato. Va ricordato infatti che la stessa Mylan ha ricevuto la settimana scorsa il sostegno di Abbott, primo azionista dell’impresa con il 14,5%. E che all’inizio di aprile ha annunciato un’offerta di acquisto su Perrigo, laboratorio americano quotato alla Borsa di Tel Aviv (ma con sede sociale in Irlanda). L’operazione è stata avanzata sulla base di un prezzo pari a 35,6 miliardi di dollari, e anche in questo caso la risposta della controparte è stata negativa.
A questo punto, è possibile che Teva decida di passare all’azione in modo autonomo. Di fronte al «no» netto opposto da Mylan, l’industria farmaceutica israeliana potrebbe decidere di lanciare un’OPA ostile. Ma la stessa Teva ha anche fatto sapere di essere intenzionata a non superare il 5% del capitale della concorrente, qualora quest’ultima porti effettivamente a termine l’offerta di acquisto su Perrigo. Per questo, si attende ora l’assemblea generale straordinaria di Mylan – prevista nel prossimo mese di agosto – per verificare se gli azionisti approveranno o meno l’affare. Nel frattempo, conclude Le Figaro, «la questione potrebbe complicarsi ulteriormente». 
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