Le farmacie comunali italiane, rappresentate da Assofarm, hanno espresso sentita gratitudine nei confronti della proposta a favore dei test antigenici in farmacia, presentata ai vertici della sanità da Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, delle Provincie autonome e Regione Emilia Romagna, nonché esponente del Partito democratico. Una comunicazione, quella di Bonaccini, con cui si chiedeva al ministro Speranza «l’abilitazione delle farmacie convenzionate all’effettuazione dei tamponi antigenici rapidi». In una nota pubblicata a ottobre sul sito della Regione Emilia Romagna, il dirigente si era già espresso pubblicamente a favore dei test rapidi in farmacia: «Le farmacie convenzionate – aveva detto – sono parte integrante del nostro servizio sanitario e costituiscono veri e propri presidi sul territorio; in un’ottica di prossimità e di vigilanza sulle esigenze di salute della popolazione, possono proporre al cittadino di aderire a servizi di assistenza che puntano anche alla prevenzione».

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Il ruolo delle farmacie comunali

La missiva di Assofarm non è solo una schietta manifestazione di «entusiasmo» per la proposta di Bonaccini, ma ricalca anche le tappe e il ruolo fondamentale delle farmacie comunali durante l’anno della pandemia causata dal Covid-19. Fra le righe della lettera alcuni passaggi fanno riferimento al tragico periodo pandemico: «Fin dai primi momenti della crisi epidemica – si legge nella missiva – le oltre 1.600 farmacie comunali italiane hanno interpretato con coraggio il proprio ruolo sanitario e sociale». Ciò senza dimenticare che Assofarm durante la pandemia ha «attivato fin da subito sistemi di dispensazione di farmaci al domicilio di anziani e malati cronici, e in moltissimi contesti locali sono state distribuite gratuitamente mascherine e gel igienizzanti alle fasce meno abbienti della popolazione locale».

Il ricordo di Assofarm alle vittime da Covid-19

Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, coglie l’occasione per onorare le innumerevoli vittime da Covid-19 fra i farmacisti e appartenenti alla categoria. Inoltre, a riguardo delle farmacie comunali «la quasi totalità di esse – evidenzia Gizzi – ha sempre operato a serrande alzate nei diversi lockdown generali e locali, i (nostri) farmacisti hanno lavorato anche quando non erano dotati di tutti i presidi di sicurezza». Assofarm sottolinea infine come «al fine di ridurre il rischio di contagio dovuto alla periodica necessità di recarsi presso le farmacie ospedaliere, tutte le (nostre) Associate hanno proposto una Dpc non onerosa per le Asl, ottenendo il favore di diverse amministrazioni regionali».

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