«Le terapie farmacologiche prescritte nelle transizioni di cura presentano spesso tra di loro differenze non imputabili ad una mutata condizione clinica del paziente; tali differenze, dette discrepanze non intenzionali, possono determinare gravi danni». A ricordarlo è una raccomandazione inviata dal ministero dalla Salute a tutti gli operatori sanitari nel dicembre 2014, nella quale si forniscono indicazioni sul processo di riconciliazione della terapia farmacologica nei passaggi tra ambiti di cura diversi.
La premessa del ministero è che gli errori in corso di terapia farmacologica «riguardano tutto il processo di gestione del farmaco sia in ospedale che sul territorio. In particolare, nei momenti cosiddetti di transizione di cura (rappresentati dal ricovero del paziente in ospedale e dalla sua dimissione, dal suo trasferimento tra reparti della stessa struttura o ad altra struttura sanitaria) gli errori in terapia, correlati a discrepanze non intenzionali, possono causare danni al paziente con un prolungamento della degenza o ricoveri ripetuti e l’impiego di ulteriori risorse sanitarie».
Per questo, il ministero raccomanda ad ogni struttura sanitaria di elaborare una procedura che fornisca le indicazioni necessarie ad effettuare una corretta riconciliazione farmacologica. In particolare, vengono indicate due fasi necessarie: quella di ricognizione, che riguarda la raccolta di dati che permettano di ricostruire la storia clinica del paziente, nonché la tipologia e quantità di medicinali assunti; e quella appunto di riconciliazione, che prevede il confronto tra la terapia e quella che si vuole impostare. «Il professionista (medico, infermiere, ostetrica, farmacista) individuato dalla procedura e che abbia parte attiva nel processo terapeutico – si legge nella raccomandazione – effettua la ricognizione nell’immediatezza della presa in carico del paziente e comunque entro 24 ore dalla stessa, tranne che nelle situazioni di emergenza o qualora le informazioni essenziali non siano immediatamente disponibili». Mentre «la riconciliazione va effettuata appena disponibili i dati della ricognizione e prima della prescrizione».
Il ministero sottolinea poi l’importanza della comunicazione, considerata «un fattore importante per la sicurezza e qualità delle cure». In particolare, spiega, «è doveroso informare il paziente (o i familiari/caregivers) delle modifiche apportate al trattamento terapeutico fornendone la motivazione; una completa e chiara comunicazione può evitare errori nell’assunzione dei farmaci soprattutto quando la terapia deve essere seguita per un lungo periodo e a domicilio».
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