Sono stati presentati il 18 ottobre 2023 alla Ispad conference a Rotterdam, in Olanda, i dati dello studio di fase 3 Protect relativi a teplizumab. Teplizumab è una molecola strategica per la crescita di Sanofi nell’area delle malattie immuno-mediate, con soluzioni in grado di trasformare l’evolversi delle malattie e in continuità rispetto alla sua lunga e significativa esperienza nell’area del diabete. Lo studio Protect ha studiato l’efficacia e la sicurezza di teplizumab rispetto al placebo nel rallentare la perdita di cellule beta e preservare la funzione delle cellule beta misurata dal C-peptide, in bambini e adolescenti di età compresa tra gli 8 e i 17 anni con diagnosi di diabete di tipo 1 autoimmune (T1D) di stadio 3 nelle 6 settimane precedenti. I dati completi dello studio sono stati pubblicati sulla rivista “The New England Journal of Medicine” e, come riferito dai promotori della ricerca, i risultati «rappresentano una prima tappa fondamentale per Sanofi su teplizumab, a seguito dell’acquisizione di Provention Bio (società di Sanofi) nell’aprile 2023».

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Obiettivo: preservare le cellule beta del pancreas. Teplizumab ha raggiunto l’endpoint primario dello studio, dimostrando una capacità superiore rispetto al placebo nel preservare le cellule beta del pancreas, valutata attraverso un significativo rallentamento della diminuzione dei livelli medi di C-peptide – area sotto la curva Auc dopo un test di tolleranza dopo 4 ore da un pasto misto – al completamento dello studio. Il C-peptide è un biomarcatore della funzione delle cellule beta. Questa significativa differenza indica il potenziale di teplizumab nel rallentare la progressione del diabete di tipo 1 di stadio 3 in questa popolazione.

Tendenze numeriche a favore di teplizumab. Sebbene i principali endpoint secondari dello studio non abbiano raggiunto la significatività statistica, sono state osservate tendenze numeriche a favore di teplizumab nei parametri clinici rilevanti. In media, i soggetti che hanno assunto teplizumab hanno richiesto un numero di unità di insulina inferiore e hanno avuto un tempo di permanenza nell’intervallo corretto di glicemia numericamente superiore, rispetto a quelli che hanno assunto il placebo. Le riduzioni di emoglobina glicata (HbA1c) e le percentuali complessive di eventi ipoglicemici clinicamente importanti sono risultate simili tra i due gruppi di studio.

Conservazione delle cellule beta del pancreas. Kevan Herold, medical doctor e Cyril Norman Hugh Long professor di Immunobiologia e Medicina endocrinologica presso la Yale School of Medicine, nonché principale ricercatore del progetto Protect, ha ricordato che «il diabete di tipo 1 è una malattia cronica, di origine autoimmune, causata dalla distruzione delle cellule beta produttrici di insulina e, pertanto, la conservazione delle cellule beta rimane un’esigenza essenziale ancora non soddisfatta per tutti i pazienti affetti da diabete. Questi nuovi risultati sono basati sui dati di numerosi studi condotti in diverse fasi del processo patologico e vanno a sostenere ulteriormente il potenziale di teplizumab nel modulare la progressione del diabete di tipo 1».

Mostrato il potenziale di teplizumab. Jose Eduardo Neves, medical doctor senior vice president, global head of medical affairs, general medicines presso Sanofi, ha sottolineato che «i risultati dello studio Protect sono particolarmente incoraggianti, in quanto mostrano il potenziale di teplizumab nel rallentare la progressione dello stadio 3 del diabete di tipo 1 in questa popolazione, oltre a indicare una tendenza favorevole dal punto di vista clinico per le persone con il diabete di tipo 1. Siamo impazienti di discutere questi nuovi dati con la comunità scientifica e le autorità regolatorie di tutto il mondo».

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