La buona salute cui aspirano gli italiani e le difficoltà nel cercare e mantenere uno stile di vita foriero di benessere sono state al centro delle evidenze emerse durante la presentazione dei risultati italiani dello Stada Health Report, a Milano il 30 settembre 2025, alla presenza di molti rappresentanti del mondo medico, farmaceutico e di CittadinanzAttiva. L’indagine online, condotta da Human8 per conto del Gruppo Stada in 22 Paesi tra cui l’Italia, ha coinvolto un totale di oltre 27mila intervistati. Sono stati analizzati vissuti, desiderata, problemi e condotte delle persone in relazione alla sfera della salute, guardando non soltanto al benessere fisico ma anche a quello mentale, proprio perché la persona è un unicum. Il Gruppo Stada ha presentato i dati italiani raccolti da 2mila concittadini in un incontro moderato da Lorella Bertoglio, giornalista scientifica e conduttrice televisiva.

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Prevenzione ed equità di accesso alle cure

In Italia solo il 60% della popolazione adotta uno stile di vita salutare, 6 italiani su 10 (emerge una vera propria difficoltà a mettere a terra azioni concrete verso un effettivo benessere): è stato Salvatore Butti, General Manager & Managing Director Eg Stada Group, a focalizzare che ruolo possono avere le aziende, in particolare del settore farmaceutico, per invertire la tendenza e colmare i divari messi in luce dai dati. «Noi portiamo in piazza, in giro per l’Italia, l’idea di prevenzione con il Tour della Salute (15 weekend in 15 regioni italiane), dimostrazione di come su alcuni temi sentiamo di dover fare qualcosa, un segnale per dire che l’azienda c’è. Condividere i dati e l’enorme massa di informazioni che il Report rimanda è nostra volontà e consente di pensare, tutti quanti insieme, a soluzioni che possano colmare i gap registrati e messi in risalto, con l’obiettivo di valorizzare il ruolo della prevenzione e dell’equità di accesso alle cure come elementi chiave per un sistema sanitario realmente inclusivo e sostenibile».

Gap tra consapevolezza e azione per lo stile di vita sano

«Il primo dato che balza all’occhio – messo in luce da Luca Vitaloni, Associate Director di Human8, a inizio presentazione – è il gap evidenziato tra consapevolezza e azione effettiva nel condurre uno stile di vita sano improntato al benessere: il 98% degli italiani è conscio dell’importanza di perseguirlo, in modo tale da influenzare direttamente l’aspettativa di vita media. Ma il 39% non ha la motivazione per farlo. Tra consapevolezza e azione si riflette però una differenza. Il 91% degli intervistati pensa che una sana alimentazione possa prevenire malattie, ma è solo il 64% che di fatto poi mangia in modo sano: soprattutto le donne e gli over 55. Questa presa di coscienza e anche l’orgoglio per la dieta mediterranea fanno sì che non sentiamo il bisogno di assumere integratori quanto nel resto d’Europa (59% vs. 65%)». Integratori che vengono assunti per il sistema immunitario, per aumentare la vitalità, per colmare i vuoti dell’alimentazione, per supportare pelle e capelli.

Centralità agli stili di vita

«Gli integratori devono essere considerati un supporto a uno stile di vita già sano e non un sostituto – ha evidenziato il dott. Paolo Levantino, segretario Federazione nazionale associazioni giovani farmacisti (Fenagifar) –. Alimentazione sana ed equilibrata, regolare attività fisica, gestione dello stress, riduzione dei fattori di rischio quali fumo, sovrappeso, obesità, ipertensione, sonno adeguato: sono questi i cinque pilastri della prevenzione, che nessun integratore potrà mai sostituire. La legislazione europea lo dice chiaramente: gli integratori non sono farmaci, non hanno né proprietà curative né preventive, ma servono a colmare specifiche carenze nutrizionali, ad esempio la carenza di vitamina D, patita dalla metà dei cittadini europei. I farmacisti, primo baluardo cui si rivolge il paziente-cliente, hanno un ruolo di primo piano nel guidare all’uso consapevole degli integratori».

Farmacie avamposto della prevenzione

Ad aver rimarcato l’importanza della consulenza del farmacista per colmare il gap tra consapevolezza della strada verso la salute ed effettiva azione, specie in termini di integrazione e alimentazione, è stata Clara Mottinelli, presidente Federfarma Brescia. «Le farmacie sono un avamposto importante a 360° nella partita della prevenzione. Essere educatori sul territorio è fondamentale. Abbiamo portato avanti uno studio con l’Università di Brescia e l’Università di Harvard su un progetto legato all’alimentazione, che attraverso un software consentiva di comprendere le scelte dell’utente a tavola e, più in generale, rispetto allo stile di vita. Il lavoro delle farmacie è stato apprezzato. L’integrazione può dare un apporto a una condotta di vita già corretta, ma sempre se coloro che ne fanno uso sono seguiti da professionisti della salute come i farmacisti».

32% di italiani non si sottopone ad alcun check-up

L’ombra delle difficoltà economiche influenza la possibilità di sottoporsi e regolari controlli medici, pur essendo i check-up in aumento. Lo ha messo in rilievo Vitaloni ricordando che il numero di italiani partecipanti ai check-up sanitari preventivi disponibili è passato dal 57% nel 2023 al 68% (le più rigorose sono le donne). «Ma la percentuale complementare, che non si può ignorare, è quella del 32% di italiani, che non si sottopone ad alcun check-up. I motivi sono diversi: per il 28% è troppo costoso (contro una media europea del 16%), il 18% sente di non averne bisogno (contro una media europea del 28%), il 16% non trova il tempo, il 13% è influenzato dalla paura di ricevere una diagnosi negativa. Il 40% (1 italiano su 3) ha difficoltà economiche e siamo al di sopra della media europea (ferma al 36%): si tratta delle donne e degli intervistati over 55, che dichiarano di dover prestare molta attenzione al denaro, facendo fatica a tenere sotto controllo le proprie finanze.

Salute mentale, italiani meno propensi a regolari check-up

Un elemento non secondario che limita lo stile di vita salutare è rappresentato da una condizione mentale fragile: il 30% della popolazione affronta apertamente le problematiche psichiche, ma solo l’8% accede a un supporto terapeutico adeguato (il 58% per motivi economici). La salute mentale precaria – come ha rilevato Giancarlo Marenco, presidente Federazione Italiana Psicologi (Fip) – porta gli italiani che ne soffrono a essere meno propensi a sottoporsi a regolari check-up, a praticare esercizio fisico e ad adottare misure preventive.

Servizi di prossimità contraltare alla disuguaglianza

Alla luce di tutta la mole di dati, Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di CittadinanzAttiva, ha segnalato quali sono le principali difficoltà che l’Osservatorio rileva rispetto all’accesso delle persone ai check-up preventivi, ancorché talvolta essi siano offerti gratuitamente dalle regioni. La difficoltà riguarda anzitutto le donne, che prima si occupano del resto della famiglia, relegandosi ad ultimo anello della catena. «Il quadro mostra una maggior attenzione femminile alla prevenzione, ma d’altro canto sono proprio le donne a dichiarare più difficoltà nel trovare il tempo e lo spazio per la prevenzione, poiché spesso schiacciate dal loro impegno, in particolare nel ruolo di caregiver, sottraendo attenzione per sé stesse. Alla questione di genere si somma quindi quella legata ai costi, mentre per quanto riguarda i check-up offerti gratuitamente si riscontra difficoltà di accesso, specialmente in alcune zone d’Italia. Una tendenza che emerge analizzando anche la fascia della terza età. Se c’è un trend migliorativo per ciò che concerne gli anziani rispetto al periodo Covid (rinunciano meno alle cure), si sottolinea comunque una grande disuguaglianza che purtroppo, come sappiamo, contraddistingue le diverse zone del Paese. In alcune ci sono meno relazioni di cura con il proprio medico di medicina generale, meno servizi territoriali, meno possibilità di connettersi al farmacista di riferimento». Ma sono proprio i servizi di prossimità a rappresentare il contraltare al tema della disuguaglianza, come ha detto Mandorino.

«Gioco di squadra tra paziente, medico e farmacista»

Claudio Cricelli, presidente emerito Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), ha fatto notare che proprio il «gioco di squadra tra paziente, medico e farmacista» debella il rischio che poi, in seconda battuta, il paziente con più patologie prenda decisioni in autonomia. «L’aderenza terapeutica è forte quando l’assunzione determina subito un effetto tangibile, ma diminuisce nel trattamento delle patologie croniche: è qui che subentra l’approccio culturale. Senza un rafforzamento continuativo da parte dei professionisti della salute, l’aderenza è auto-indebolente» ha affermato Cricelli. È il farmacista ad avere un potenziale enorme per verificare che i pazienti mantengano le loro terapie.

Farmacisti impegnati nel generare consapevolezza del ruolo

Andrea Mandelli, presidente Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), lo ha ribadito: «Chiaro è che i farmacisti si sono impegnati molto nel generare una consapevolezza del ruolo all’interno della nostra categoria: in questo senso ricordo anche il lavoro scientifico che abbiamo svolto, pubblicato da riviste importanti e validato dalla London School of Economics. Aderenza terapeutica vuol dire andare meno in acuto e mantenere più in equilibrio il Servizio sanitario nazionale, tema critico su cui noi dobbiamo sempre rinnovare il nostro impegno. Insieme con i medici si può fare un lavoro importante e, in questa direzione, credo anche che l’emendamento appena approvato in Commissione (Decreto Semplificazioni) potrebbe aiutarci a tenere più sotto controllo il paziente».

Fiducia nel Ssn stabile (48%) rispetto all’edizione 2024

Il Report riferisce come la fiducia nel Ssn sia rimasta stabile (48%) rispetto all’edizione 2024 e come sia solida anche quella nei confronti del medico di Medicina Generale e del farmacista, ai quali si affida regolarmente il 58% della popolazione. «Non c’è una indagine in cui non venga misurato questo grande attaccamento degli italiani verso i loro farmacisti – ha ricordato Mandelli –, un legame aumentato sicuramente durante il tempo maledetto della pandemia e che comporta un vantaggio, trattandosi di quel personale sanitario che è possibile contattare, compulsare, coinvolgere in una necessità non più comprimibile, senza previo appuntamento».

Farmacista come sentinella

Il farmacista si profila dunque come una sentinella e la farmacia sta giocando un ruolo importante su tutto il territorio, «in particolare nelle aree periferiche e rurali dove spesso è l’unico presidio sanitario» ha concluso Mottinelli, definendo il farmacista un «allenatore di salute in grado di avvicinare i giovani. L’utente sano vuole mantenersi tale e d’altro lato il paziente-cliente malato va allenato al corretto utilizzo del farmaco. La farmacia non può prescindere dall’innovarsi, dall’evolversi, per rendere più semplice la relazione farmacista-cittadino grazie alle nuove tecnologie. Per questo stiamo facendo uno sforzo per dare la possibilità a tutta la rete delle farmacie di arrivare a posizionare strumenti in grado di facilitare il contatto con il farmacista e con il medico o specialista». Il riferimento alle tecnologie non è un caso, perché il Report Stada 2025 ha visto per la prima volta l’introduzione di domande inerenti all’impiego dell’intelligenza artificiale in sanità: il 43% degli italiani si dichiara favorevole all’idea di rivolgersi all’Ai per un consulto medico, spinto dalla disponibilità e dalla convenienza in termini di tempo, ma il 48% del campione intervistato ritiene fondamentale la componente umana dell’assistenza.

Uso consapevole dell’intelligenza artificiale

Il dottor Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), ha sottolineato come il buon uso dell’Ai sia quello che la vede di supporto agli operatori sanitari nell’accuratezza delle diagnosi, ma sempre in presenza del medico. «Guai a cliccare e a fare domande su come curarsi rivolgendosi in autonomia all’intelligenza artificiale, è pericolosissimo» ha spiegato in chiusura Butti, che ha condiviso a latere dell’incontro alcune considerazioni con FarmaciaVirtuale.it. «Il sottosegretario Marcello Gemmato sta mettendo mano al Testo unico della legislazione farmaceutica, risalente a quasi cent’anni fa. Alcune evidenze già emerse indicano la farmacia come luogo centrale nel Ssn, presidio sul territorio, un riconoscimento che in passato non c’è mai stato. La farmacia va incontro all’evoluzione di un ruolo nella presa in carico del paziente insieme al medico di medicina generale per l’aderenza alla terapia».

Alessandra Stoppini

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