L’Ufficio monitoraggio della spesa farmaceutica e rapporti con le Regioni dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha reso disponibili i dati preliminari, suscettibili quindi di eventuali ulteriori rettifiche, relativi alla spesa farmaceutica nazionale e regionale, nonché alla verifica dei tetti programmati della spesa farmaceutica convenzionata e per acquisti diretti, relativi al periodo gennaio-dicembre 2018. Con riferimento alla spesa farmaceutica convenzionata, ovvero i farmaci erogati dalle farmacie pubbliche e private dislocate sul territorio, si osserva una flessione del del -4,2% degli importi relativi al fatturato. Ciò in linea con i dati pubblicati da Federfarma, su elaborazione Iqvia. In tale occasione lo scostamento rilevato era stato del -4,1%, mettendo Marche, Puglia e Calabria ai primi posti tra le Regioni con la maggiore flessione della spesa farmaceutica. «La spesa farmaceutica convenzionata netta – si legge nel rapporto dell’Aifa – a carico del SSN nel periodo gennaio-dicembre 2018 calcolata al netto degli sconti, della compartecipazione totale (ticket regionali e compartecipazione al prezzo di riferimento) e del pay-back 1,83% versato alle Regioni dalle aziende farmaceutiche, si è attestata a 7.781,4 ml di €, evidenziando un decremento, rispetto all’anno precedente, pari a -338,8 ml di € (-4,2%). I consumi, espressi in numero di ricette (576 milioni di ricette), mostrano un lieve decremento pari a -0,8% rispetto al 2017, mentre l’incidenza del ticket aumenta del 3,8% (+58,9 milioni di euro). Parallelamente si osserva un incremento del +2,2% (+462,1 milioni di dosi giornaliere) delle dosi giornaliere dispensate».

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Osservando i dati relativi alle Regioni, si constata che essi sono perfettamente in linea con i già citati dati pubblicati da Federfarma: Marche (-9,4%), Puglia (-7,7%) e Calabria (-6,2%) quelle a maggior scostamento, mentre Lombardia (-0,7%), Umbria  (-2,4%) e Basilicata (-2,7%) le Regioni con la minor flessione. A dati relativi alla spesa farmaceutica convenzionata, vanno ad aggiungersi quelli relativi alla spesa farmaceutica non convenzionata, ovvero quella relativa ai farmaci erogati in ospedale, ma anche in distribuzione diretta e per conto. Nello specifico, l’Aifa riporta che «la verifica del tetto programmato della spesa farmaceutica per acquisti diretti del 6,89% al netto dei pay-back vigenti e dei fondi per gli innovativi non oncologici e innovativi oncologici evidenzia un’incidenza del 8,85%, pari ad un disavanzo rispetto alla spesa programmata di +2.207 ml €, di cui 114 si riferiscono alla spesa per farmaci innovativi Oncologici e non Oncologici non coperta dai rispettivi fondi».

A commentare i dati di Federfarma sulla spesa farmaceutica era stato Carlo Ranaudo, docente presso l’università di Salerno. Secondo l’esperto «troppo spesso per il farmacista l’indicatore per valutare la propria impresa è il numero di ricette. Ma si tratta di qualcosa che è ampiamente superato dal contesto economico. Oggi è, se non altro, il valore della ricetta stessa, che è crollato per aspetti strutturali. E perché questo valore della ricetta scende? In parte per via dei generici, ma soprattutto perché non c’è più innovazione in farmacia. I farmaci innovativi, per malattie rare, oncologiche o auto-immuni, sono usciti dal 2008. Si è deciso in altre parole che tutta l’innovazione per la quale si concedono prezzi accettabili e mutualità dovesse essere dispensato in ospedale. Qualcosa passa per la distribuzione per conto, ma oggi il valore del farmaco innovativo, che un tempo forniva spinta economica alla farmacia, non c’è più».

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